LUV Edit Master new-7Plinio Romaneschi rivive in una docufiction
By Davide Buzzi
Intervista a Olmo Cerri, il regista che ha portato l’aviatore rivierasco sugli schermi della RSI

“Apparso sul mensile Voce di Blenio N° 2 del febbraio 2015″ Qui pubblicato per gentile concessione di Voce di Blenio.”

Plinio Romaneschi da sempre è presenza affascinante nei ricordi della popolazione sopracenerina. Ricordato dalle nostre parti soprattutto per i suoi esperimenti legati al “volo muscolare umano”, Romaneschi ha però nel suo curriculum ben altre imprese degne di nota per le quali si procurò fama internazionale, come il lancio con paracadute da aereo rovesciato, passeggiate sulle ali di biplani durante svariati meeting aerei dell’epoca, il lancio da bassa quota con paracadute dal ponte ferroviario di Intragna (75 metri) nel 1925, con il quale stabilì il record del mondo di categoria che resistette fino agli anni 90, ecc.
Nato a Pollegio il 5 giugno 1890, si forma nelle professioni di elettricista e meccanico. In seguito, ancora giovanissimo si trasferisce a Parigi dove apprende i segreti dell’aviazione, rimanendo affascinato dal mondo del paracadutismo, che in quegli anni sta muovendo i primi passi. Nel 1913 acquisisce il brevetto di pilota alla scuola di Giovanni Battista Caproni. Inizia subito ad esibirsi nei numerosi meeting aerei, che in quel particolare periodo storico vengono organizzati un po’ dappertutto nel mondo, ed in breve tempo acquisisce una certa notorietà grazie agli esercizi aerei particolarmente spericolati che esegue, utilizzando trapezi, scale, corde e compiendo evoluzioni sulla carlinga degli aerei in volo. Per alcuni anni ha detenuto il record di lancio da alte e basse quote ed è stato presidente dell’associazione paracadutisti professionisti di Francia. Si esibì in Europa e negli Stati Uniti e nel 1919 vinse il gran premio “Atlantic City”.

Nel 1920 ricevette la medaglia d’oro dell’aero club del Belgio. Fu il primo paracadutista a lanciarsi da un aeroplano in volo rovesciato.
Nel 1930 si sposò con una paracadutista francese chiamata “Madame Yvonne” da cui divorziò alcuni anni dopo e con cui non ebbe figli. Il 20 agosto del 1939 si lancia dalla filovia di Malvaglia, sopra l’orrido dell’Orino, con il suo con prototipo di ali meccaniche nel suo tentativo (fallito) di “Volo umano muscolare”.
Plinio Romeneschi muore a Parigi il 2 agosto 1950, consumato dalla tubercolosi.

Il regista ticinese Olmo Cerri nel corso del 2014 ha voluto realizzare una docufiction sulla figura dell’aviatore rivierasco, la quale è stata proiettata in anteprima a Biasca venerdì 23 gennaio, in un salone Olimpia gremito all’inverosimile, e trasmessa dalla RSI la domenica seguente all’interno della trasmissione STORIE.
Abbiamo chiesto al regista di parlarci di questa sua opera, chiedendogli innanzitutto…

Chi è Olmo Cerri?
Sono nato nell’84 e sono cresciuto a Sonvico. Mi sono diplomato alla SUPSI come operatore sociale e dopo qualche esperienza sul campo ho voluto sperimentare un’altra strada, così ho deciso di iscrivermi alla scuola di cinema di Lugano. Due campi che sembrano diversi ma che invece hanno molti aspetti in comune.
Ho poi fatto da assistente per diversi registi e ho iniziato a girare i miei documentari. Mi piacciono molto i tempi storici e le biografie delle persone che nella loro vita hanno fatto scelte radicali, seguendo fino in fondo i propri sogni, come fece Romaneschi.
Finita la scuola ho fondato con alcuni compagni la REC, un’associazione che si occupa di produzione e cultura audiovisiva, è con loro che abbiamo realizzato questo lavoro sul “Diavolo Rosso”.
Collaboro spesso e volentieri con la RSI, realizzando reportage e documentari. Ho un sito internet https://www.olmocerri.ch dove cerco di raccogliere i frutti delle mie varie attività.

Come hai conosciuto Plinio Romaneschi e quando hai cominciato a pensare ad un documentario su questo personaggio?
Ho “scoperto” Plinio qualche anno fa, presso l’ Archivio Cantonale di Bellinzona. Mentre facevo ricerca su un altro soggetto legato all’aviazione mi sono imbattuto nel dossier su Romaneschi. In una cartelletta di cartone erano raccolte molte foto della giornata di Malvaglia del 1939 e le immagini delle famose “ali meccaniche” che avrebbero dovuto permettere di sperimentare il volo muscolare umano. C’erano anche una serie di ritagli di giornale e diversi scambi di corrispondenza fra la Francia e il Ticino in cui la polizia indagava sulla misteriosa morte del paracadutista (ma Plinio non era morto davvero, si trattava di una bufala o di una riuscitissima trovata di marketing). Ho subito pensato che ci fosse materiale interessante per farci un documentario, una storia locale, ricca di fascino e mistero, l’elemento poetico del “volo”, il sogno, idealismo, scelte radicali.
Ho preso qualche appunto e il tutto è rimasto in un file sul mio desktop per alcuni anni fino a quando ho potuto proporre l’idea allo staff della trasmissione RSI “Storie”. Subito si sono incuriositi e hanno sostenuto la mia idea, è così iniziata tutta la fase di ricerca e di realizzazione del documentario che è durata più di sei mesi.
Perché una docufiction e quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nel realizzare questo lavoro?
Il problema più grande, quando si tratta di realizzare un documentario su un tema “lontano” nel tempo come la storia di Plinio Romaneschi è, banalmente, l’assenza del soggetto da riprendere. Plinio è morto da anni e tutto quello che avremmo potuto filmare erano solo i testimoni e persone che lo hanno conosciuto. Nessuna testimonianza diretta. Niente di attuale. Anche negli archivi le immagini in movimento del Romaneschi erano molto rare (qualche Super8 di alcuni lanci, filmati però da molto lontano). Tutta la prima parte del documentario vuole raccontare proprio l’apparente “lontananza storica” di questa storia. La figura di Plinio sembra faticare ad emergere dalla nebbia dei tempi, ma presto vi è una svolta. Abbiamo così deciso di aggiungere delle parti di fiction, sottoforma di ricostruzione storica proprio per colmare quelle lacune. Abbiamo raccontato con degli attori quei momenti della vita di Romaneschi di cui non avevamo testimonianze dirette o immagini. In particolare le imprese “leggendarie” dell’infanzia (quando per esempio saltava dalla finestra con un ombrello o si sdraiava sui binari del treno per vedere come sono fatti i convogli da sotto) come anche alcuni momenti più introspettivi di Plinio adulto.

Ci sono ancora molti testimoni viventi che hanno assistito alle gesta di questo acrobata del volo?
Ci sono ancora molti testimoni viventi che hanno assistito alle gesta eroiche di Romaneschi. Per trovarli sono partito dalle “case anziani” di Biasca a Acquarossa. Ci siamo dovuti rivolgere a quelle persone che all’epoca del salto di Malvaglia erano dei bambini e che, seppur con l’ingenuità tipica di quest’età, sono stati testimoni del volo. Il ricordo è ancora presente e vivido, ammantato da quell’alone magico tipico dei ricordi di infanzia. Ci è voluto un po’ per trovare i primi, ma poi si è innescato una specie di “passaparola” che mi ha permesso di poter contare su una buona base di testimonianze. Tutte molto divertenti ed emotive, nell’impossibilità di inserirle tutte ho dovuto scegliere. All’inizio c’è stata un po’ di giustificata diffidenza, ma quando i nostri interlocutori capivano che volevamo raccontare la storia di Romaneschi siamo stati accolti con molta cordialità.

Dove sono stati girati gli esterni?
La casa del piccolo Romaneschi (dalla quale si lancia con l’ombrello), che ci è stata gentilmente messa a disposizione dai suoi inquilini, è situata dietro la Casa Cavallier Pellanda a Biasca (che grazie al comune ci è stata messa a disposizione come base d’appoggio), ci è piaciuta per la sua struttura ancora “vecchio stile”.
Abbiamo poi girato nei dintorni della chiesa dei Santi Pietro e Paolo (ringraziamo la parrocchia per averci messo a disposizione oltre che il campanile anche la corrente elettrica e uno spazio logistico per i pasti). Il binario è invece ad Arbedo, vicino alla chiesetta Rossa. È uno dei pochi binari “morti” del nostro cantone” e ci è stato gentilmente segnalato dalle FFS. Gli interni dell’atelier di Plinio sono stati invece girati a Mendrisio, nella bella sala della confraternita all’interno della chiesa di Mendrisio. Ci siamo poi presi una licenza poetica, quella di immaginarci il volo finale di Plinio con le sue ali meccaniche dal Ponte di Santa Petronilla. Non ci sono documenti storici che attestino che Romaneschi si sia lanciato da qui, ma era un posto scenograficamente interessante che ci ha permesso di girare delle belle immagini.

Chi è stato a ricostruire le ali del famoso volo sopra l’orino?
Alla ricostruzione delle ali ha pensato la nostra brava costumista Giulia Fratini che ha analizzato con attenzione le foto d’epoca e ha ricostruito un progetto molto simile all’originale. Non avevamo elementi che provassero il colore di queste ali, così ci siamo affidati alle parole degli anziani che le hanno ricordate “bianco panna”. Invece che tele di seta cruda abbiamo scelto di realizzarle in cotone invecchiato. Le cinghie sono state ottenute rielaborando dei finimenti da equitazione. Scarpe e occhiali sono invece stati noleggiati da una costumeria specializzata. Vedere indossate “dal vero” queste ali ha dato l’impressione chiara del coraggio (o dell’incoscienza) dell’esperimento di Malvaglia e allo stesso tempo la somiglianza con le moderne ali da base jumping è notevole. Nonostante il fallimenti (i proverbiali “fiaschi alla Romaneschi”) Plinio e il suo amico e collega ingegnere Filippo Dotti non erano lontani dal costruire qualcosa che avrebbe potuto anche funzionare.

Come è andata l’anteprima a Biasca?
Venerdì 23 novembre la RSI ha organizzato una proiezione in anteprima al Salone Olimpia di Biasca. È stata una serata per me molto emozionante, prima di tutto per la buona affluenza che ha dimostrato quanto l’interesse per questo personaggio sia ancora forte e poi per la quantità di interventi che ci sono stati alla fine della proiezione e nelle chiacchierate a fine serata. Molte persone hanno voluto condividere altri aneddoti legati a Romaneschi e al suo collega e amico l’ingegnere Filippo Dotti. Abbiamo esposto le “ali meccaniche” che abbiamo ricostruito per la fiction e sono state molto fotografate e apprezzate, soprattutto dai bambini. Una mamma di Bellinzona mi ha scritto che suo figlio, dopo aver visto il documentario ha detto che da grande avrebbe voluto fare “l’uomo volante”. Willy Baggi ha portato addirittura un bellissimo manifesto originale della giornata aviatoria di Malvaglia.

Progetti futuri?
Sto preparando un documentario che racconta l’emigrazione italiana in Svizzera da un punto di vista un po’ particolare: quello delle lettere che i migranti italiani residenti nel nostro paese scrivevano alla popolare cantante Gigliola Cinquetti (che proprio nel 1964 vinceva il festival di San Remo con la canzone “Non ho l’età”). Sono lettere emotive di ragazzine e di lavoratori che confidavano alla loro beniamina la difficile vita di emigranti in terra straniera. Il documentario sarà prodotto da Amka Film e ha ricevuto il sostegno del fondo della Società Svizzera degli Autori. In generale però voglio continuare a raccontare attraverso i documentari tutti quegli aspetti meno conosciuti della nostra storia recente.

Per approfondire sul WEB:
La puntata di Storie (andata in onda domenica 25 gennaio 2015) con il documentario su Plinio Romaneschi è visibile online sul sito della trasmissione. Molte informazioni relative al documentario e al suo backstage sono invece disponibili nella pagina della REC, la casa di produzione che ha realizzato il documentario. Abbiamo inoltre aperto una pagina Facebook dove gli appassionati di Plinio stanno condividendo documenti e fotografie inedite (facebook.com/plinioromaneschi) e abbiamo creato una pagina wikipedia dedicato allo spericolato paracadutista dove sistematizzare tutte le informazioni raccolte fino ad ora (it.wikipedia.org/wiki/Plinio_Romaneschi) a cui invitiamo tutti i lettori di questo giornale a contribuire.