Saline Joniche, un racconto di Olmo Cerri

pubblicato nel febbraio 2018 nell’edizione arbokanaedizioni (qui tutte le info)

Io suono l’organetto che è un po’ come la fisarmonica, ma ha meno tasti, che quando l’aria entra per fare una nota devi schiacciare un tasto e, quando l’aria esce, per fare la stessa nota ne devi schiacciare un altro. Devi sempre essere concentrato. Capire se l’aria sta entrando o uscendo e cambiare la posizione delle mani di conseguenza. L’hai vista la ciminiera? È la più alta d’Europa. Negli anni ’60 avevano mandato l’uomo sulla luna e negli anni ’70 lo si sarebbe mandato su Marte e quindi si sono detti: perché non produrre proteine dal petrolio? Il ragionamento filava. Bioproteine le chiamavano. Biosintesi che voleva dire per loro prendere il petrolio, mischiarlo con delle altre sostanze, nelle giuste quantità, tutte calcolate con precisione e tirarci fuori un mangime per gli animali. Far crescere microorganismi su una base che chiamavano normalparaffina. Tipo una plastica alimentare insaporita. Da dar da mangiare agli animali. E poi noi avremmo mangiato gli animali nutriti con quei microorganismi cresciuti sulla plastica e alla fine saremmo stati ancora noi a mangiare petrolio.

Che i microrganismi anche se li pulisci bene un po’ di plastica ci rimane attaccata. Pensa come sono piccoli. Però quest’idea della biosintesi sembrava buona. Allora hanno comperato tutto un paese, qui sotto, che è proprio il punto dove l’Italia finisce e più a sud non puoi andare, se vai a sinistra risali a nord e se vai a destra risali a nord. Saline Ioniche, si chiama. Prima era un pantano, con le zanzare e dove non era un pantano ci coltivavano il Bergamotto, la vigna per fare il vino grecanico e in certe zone lasciavano evaporare l’acqua del mare per tirare fuori il sale. Ma per due soldi hanno comperato tutti i terreni accanto al mare, che vuoi mettere quanto poco rende il Bergamotto, il vino e il sale. Che se arriva uno che ti da dei soldi per quel terreno tu che fai? Glielo vendi senza pensarci due volte! E poi a tanti sembrava una buona idea, portare lavoro al Sud, poi fare qualcosa di moderno e industriale, la tecnologia nuova. Dicevano anche che era un modo per sfamare i poveri.

C’erano un po’ di paure, c’era chi diceva che non era una buona idea, che la carne di plastica non era mica una cosa buona, però d’altra parte la modernità mica la puoi fermare e i paurosi ci sono dappertutto, e che se stai sempre star a sentir loro il mondo non va avanti. E poi a costruire c’è sempre qualcosa da guadagnarci. Sono arrivati in Calabria 1300 miliardi delle vecchie lire, grazie ai democristiani, c’era Colombo al governo, tutti nelle tasche dei mafiosi prima di tutto del clan di Natale Iamonte di Melito Porto Salvo. Hanno comperato i terreni e hanno costruito più due chilometri di fabbrica, che se ci passi via con la macchina non finisce mai.

Guarda fuori dal finestrino e c’è fabbrica, fabbrica, fabbrica, fabbrica, fabbrica, fabbrica. La Liquichimica, con la ciminiera più alta d’europa, 174 metri, che si staglia contro il cielo che è una bellezza. La vedi da lontano. Hanno costruito chilometri di tubi, vasche di decantazione, serpentine, depositi, magazzini, cisterne, uffici e persino una mensa. Hai in mente quelle bottiglie di vetro che usano nei laboratori? Ecco ne hanno ordinate un milione. Due milioni di provette, centomila camici. Un treno di guanti e occhiali protettivi. E hanno costruito un porto, il porto di Saline, per portare le navi cisterna con i prodotti chimici che servivano a fare questa carne di plastica.

Che poi se ci pensi non è una buona idea. Fare carne dal petrolio già c’è qualcosa di strano, e farlo poi vicino al mare che basta un piccolo sbaglio e tutto va a finire in acqua. Ma forse proprio per quello hanno deciso di farlo li. E infatti uno dei primi giorni hanno rovesciato una cisterna ed è andata a mare e c’era il fratello di mio padre che era pescatore ha detto che quel giorno sono venuti a galla centinaia di pesci e tutti loro pescatori non credevano ai loro occhi, li hanno raccolti e venduti che era peccato sprecare quel ben di dio. Però era pesce che aveva mangiato le sostanze chimiche e non penso che abbia fatto un gran bene a chi lo ha mangiato. E poi hanno aperto la fabbrica, con grande festa e gioia, la gente dai paesi vicini ha abbandonato le case ed è scesa ad abitare vicino alla fabbrica, i paesi sulle colline si sono spopolati e le case hanno iniziato a diroccarsi.

E poi gli scienziati della Liquilchimica si sono accorti che fare la carne di plastica non era mica così facile, e poi forse era anche cancerogena, e anche i giapponesi che erano venuti mica la sapevano davvero fare, facevano piuttosto degli esperimenti. E la fabbrica è stata aperta due giorni e poi ha chiuso. Per diciott’anni in cassa integrazione, e tutto il terreno inquinato da bonificare. C’è chi è andato in pensione senza aver mai lavorato. Sono andati avanti a fare manutenzione per anni spendendo altri miliardi di lire.

E anche il grande porto di Saline era diventato inutile, per un po’ lo hanno utilizzato per far entrare la droga dal Libano e i rifiuti tossici, poi avevano fatto male i calcoli e le correnti hanno eroso le spiagge e lo hanno riempito di sabbia. E ora nelle lagune ci sono i fenicotteri rosa che d’inverno si fermano a Saline Ioniche, e tu li vedi questi fenicotteri, tutti rosa, che stanno li su una zampa sola con dietro la ciminiera della Liquichimica.

E quando un posto parte male, continua male. Qualche anno fa sono arrivati gli svizzeri e hanno voluto fare una centrale a carbone al posto della Liquichimica. Hanno comperato tutto, tanto, inquinato per inquinato, avranno pensato, tanto vale farla qui. La Repower la ditta, in consorzio con delle altre, del cantone dei Grigioni. E poi hanno aperto addirittura una sede del consolato svizzero a Reggio Calabria, e un ufficio a Saline Ioniche. Hanno chiuso l’ufficio di Napoli per aprirlo a Saline Ioniche, ti rendi conto. Che in tutta la Calabria ci saranno al massimo mille svizzeri. Ma il consolato deve rappresentare i cittadini o le aziende? E poi perché venire a farla qui la centrale, dicono che è carbone pulito, ma allora potevano farla nei Grigioni? Che carbone pulito mi sembra un po’ un’idea come quella della carne di plastica. Ma noi abbiamo scioperato e fatto delle manifestazioni, adesso ne stanno discutendo in tribunale. Abbiamo rischiato perché i clan sarebbero stati contenti che si aprisse la centrale. E a certi manifestanti gli hanno dato delle condanne da svenarsi.

Gli svizzeri dicono che non bisogna preoccuparsi, che ci sarà lavoro per 1’500 persone per costruirla e che spenderanno qui un miliardo di euro e che poi 300 persone ci lavoreranno. Ma sappiamo come vanno le cose qui, quando arriva qualcuno che promette queste cose. Sarebbe anche ora che noi in Calabria decidiamo da soli che cosa vogliamo fare. Io piuttosto che lavorare alla centrale al carbone pulito preferisco suonare l’organetto e vorrei mettere a posto il tetto della chiesa del mio paese, che anche il prete non ci viene più perché la strada passa in mezzo alla fiumara e quando piove non si riesce a passare.

La Liquilichimica è ancora li. I fenicotteri rosa arrivano in inverno. Tutti gli inverni. I fenicotteri sono rosa perché mangiano i gamberetti che sono rosa e il colore si trasferisce a loro. Penso che questa storia della Liquilchimica e della centrale a carbone pulito sia come suonare l’organetto, che devi sempre stare attento e capire se l’aria sta entrando o uscendo.

Pentedattilo, novembre 2015