Giornata di studio del 18 marzo 2023 alla Straordinaria Tour Vagabonde

Introduzione di Olmo Cerri (per l’Associazione Idra)

“Constata la penosa situazione nella quale da troppo tempo siamo costretti a dibatterci per l’assoluta mancanza a Lugano di luoghi dove ci si possa riunire indisturbati (…), visto che questa situazione si è venuta recentemente ad acutizzare con gli episodi che tutti conosciamo (…) constatiamo (…) la grave mancanza di qualsiasi reale attività culturale ed artistica alternativa a quella ufficiale che rimane comunque estremamente ridotta. Noi, in seguito ad una franca e democratica discussione, abbiamo approvato il seguente manifesto e affermiamo il giusto diritto di avere un centro autonomo e chiediamo che ci venga data la possibilità di crearlo con sollecitudine in un luogo centrale o facilmente accessibile con i mezzi pubblici.”

Vi suona nuovo? Questo è uno stralcio di un documento, trovato negli archivi della Fondazione Pellegrini Canevascini, ciclostilato a Lugano nel febbraio del 1972, 51 anni fa. I giovani che lo hanno redatto, i sopravvissuti almeno, sono probabilmente oggi tutti pensionati. Le proposte che il “movimento per il centro autonomo”, come lo si chiamava allora, ha portato, sono rimaste inascoltate, ma sono ancora incredibilmente attuali. Lugano dopo 51 anni non ha ancora un “centro socioculturale indipendente”.

Buongiorno a tutte e tutti, 

io sono Olmo Cerri e vi do il benvenuto a nome dell’Associazione Idra a questa giornata di studio, di incontro e di dibattito che riteniamo particolarmente importante. Importante perché i tre mesi di attività di questa straordinaria Tour Vagabonde sono quasi finiti, ci sono i mezzi di cantiere che spingono per riprendersi quest’ultimo lembo di terreno sterrato ancora libero a Lugano e cominciare un nuovo immenso progetto di edificazione edilizia.

Il conto alla rovescia, lo trovate sul nostro sito, è partito. Ed è già da alcuni mesi che, con un sentimento di apocalisse imminente, ci interroghiamo: “E dopo questo?” Cosa faremo dopo che la Tour Vagabonde sarà stata smontata, caricata sui camion e sarà ripartita Oltralpe? Cosa ci resterà?

Questi tre mesi di attività sono stati straordinari, per tutte e tutti noi che li abbiamo vissuti intensamente e da vicino: sono stati una vertigine di concerti incredibili, spettacoli, letture, proiezioni ma anche accalorate riunioni, incontri, abbracci, birrette ed emozioni. Per qualche istante abbiamo avuto l’impressione di vivere in una vera città. 

I numeri sono solo numeri, ma fanno impressione: 30 mila passaggi, oltre 150 eventi, decine e decine le persone coinvolte attivamente.  Qualche problema c’è stato, abbiamo a volte fatto un po’ troppo rumore (e ci spiace aver disturbato il sonno dei vicini), c’è sicuramente margine di miglioramento in molti ambiti, ma tutto sommato possiamo dire che il bilancio è stato più che positivo.

Adesso si tratta di guardare al futuro: e lo vogliamo fare cercando di importare dal resto della Svizzera delle “buone pratiche”, già sperimentate da tutte le altre città da oltre trent’anni, che potrebbero essere facilmente applicate anche a Lugano. L’idea è quella di cercare di colmare l’incredibile ritardo che questa città ha accumulato rispetto al resto della Svizzera e arrivare a poter costruire anche qui una costellazione di spazi socio-culturali indipendenti. 

Abbiamo parlato e incontrato artisti, operatrici culturali, associazioni, persone che fanno musica, teatro, cinema, letteratura, fotografia, arti plastiche e poesia e sembra a tutte evidente che occorrono spazi per la cultura indipendente anche in Ticino, e in particolare a Lugano. Una costellazione di spazi diversi che si aggiungano a quanto già c’è di interessante sul territorio. Le modalità di assegnazione degli spazi devono cambiare, vogliamo che gli spazi a disposizione della collettività vengano assegnati con procedure chiare e trasparenti e, soprattuto, svicolate dalla politica. In particolare pensiamo che debba essere introdotto seriamente lo strumento dei “bandi di concorso” valutati da giurie indipendenti dalla politica. 

Speriamo di trovare nel Municipio e nelle autorità politiche comunali e cantonali (e siamo felici di avere qui in sala diversi rappresentanti istituzionali), la giusta apertura e comprensione per intraprendere insieme questo percorso, che non sarà facile. Abbiamo tutti ancora negli occhi e nel cuore le immagini delle ruspe che abbattono una parte del Molino, ma siamo sicuri che questo percorso vada e che andrà a beneficio di tutta la collettività.

Per fare questo abbiamo due proposte:

  • Una petizione più generica, che vi invitiamo a firmare online sin da subito (e ad aiutarci a condividere) per manifestare la necessità di questa costellazione di spazi.

E poi:

  • Una carta di intenti, che abbiamo un po’ pomposamente definito “la Carta della Gerra” che presentiamo oggi in bozza aprendo una consultazione pubblica, che durerà fino al 2 maggio. In cui chiediamo quindi a tutte le persone, le associazioni e gli enti interessati di aiutarci a completare e a correggere per arrivare a un documento definitivo che vorremmo presentare pubblicamente nei prossimi mesi, con l’intento di aprire un dibattito e un percorso di mediazione.

Fra poco, Marko, la voce che per questi tre mesi ha accompagnato l’attività della torre, ci leggerà la carta. Ma prima ne approfitto per ringraziare e salutare tutte voi, il moderatore e gli ospiti che ci illustreranno le loro realtà e modalità di partecipazione nel corso del pomeriggio. Ringrazio anche gli sponsor e tutti coloro che hanno sostenuto questi tre mesi di attività e soprattutto le decine di persone che da più di un anno hanno lavorato per realizzare e per per mandare avanti questa torre straordinaria. Grazie!

 

Documento conservato negli archivi della Fondazione Pellegrini Canevascini – Lugano, febbraio 1972.