‘Senza la Ssr saremmo tutti probabilmente disoccupati’

da La Regione del 20 dicembre 2017 (di Jacopo Scarinci)

213 milioni di franchi e 1’600 posti di lavoro. Questo è il valore aggiunto complessivo per la Svizzera italiana che, secondo lo studio del Bak di Basilea pubblicato nel mese di marzo, viene creato dalla Rsi. Un indotto importante, che mostra come l’ente pubblico segua (anche economicamente) la realtà economica ticinese. Ma la Ssr partecipa in modo importante anche a livello di coproduzioni, cioè nell’investimento in progetti che nascono dal nostro territorio e che spesso hanno fortuna all’estero. A confermarlo è stato Olmo Cerri, regista e membro di comitato dell’Associazione film audiovisivo Ticino (Afat). «Abbiamo realizzato centinaia di produzioni che negli ultimi anni hanno portato nel nostro cantone milioni di franchi. Per i film che facciamo lavorano, oltre a tecnici e attori, anche ristoratori, albergatori, autisti, manovali, elettricisti, venditori, sarte, cuochi e altre decine di figure professionali». L’indotto di cui parla l’istituto Bak, insomma. «Per fortuna che c’è la Ssr che entra in co-produzione, assicurando una percentuale dei costi dei film e che ci permette di avere una base per trovare altrove i fondi necessari – ha continuato Cerri –. Senza questa quota di partecipazione sarebbe impensabile avviare tali produzioni cinematografiche». Con il risultato che non solo verrebbe impoverita l’offerta, ma che salterebbero i posti di lavoro legati alle produzioni stesse. «Se passasse la ‘No Billag’ si condannerebbe a morte anche tutta la filiera dell’audiovisivo. Partendo dal fatto che pure il Festival di Locarno subirebbe un duro colpo, non ci sarebbero i ‘Frontaliers’ e la ‘Palmira’, non ci sarebbero le serie tv e non avrebbe visto la luce ‘La mia vita da zucchina’», pellicola di produzione franco-elvetica che ha ricevuto la nomination per il miglior film d’animazione ai Premi Oscar 2017. «Io sono un lavoratore indipendente in questo settore, ho svolto le mie formazioni in Ticino e qui tutti i giorni lavoro. Non sono il solo. In Ticino siamo diverse centinaia, uomini e donne, giovani e meno giovani in questo settore. Se dovesse passare l’iniziativa ‘No Billag’, saremmo probabilmente tutti disoccupati» ha concluso Cerri.