Domani alla Casa della Letteratura di Lugano (Villa Saroli) un incontro pubblico per parlare di “Macerie”, il podcast che ripercorre un quarto di secolo di autogestione a Lugano

di Enrico Lombardi / Naufraghi.ch – Vignetta di Franco Cavani

Parlare di macerie, in questi mesi terribili segnati dalla guerra in Ucraina, richiama automaticamente le immagini crudeli di città sventrate, case e palazzi rasi al suolo, fra morti, feriti, e milioni di persone in fuga. Uno scenario agghiacciante, in cui dominano le macerie, quelle vere e quelle, metaforiche, di narrazioni e giustificazioni di vario tipo, al limite spesso del sopportabile.

Ma di “macerie” si è parlato, da noi, prima che si incendiasse il conflitto, anche per un evento che è rimasto nella memoria dell’opinione pubblica, soprattutto luganese, e che riguarda la demolizione, improvvisa ed improvvida, nella notte fra il 29 e il 30 maggio 2021 di parte dello stabile dell’ex-Macello, sede degli autogestiti del CSOA.

A poco meno di un anno da quell’evento, che ha fatto parlare moltissimo tutti i media ed ha animato ed esasperato il confronto politico e l’opinione pubblica, ancora non tutto risulta chiaro circa le ragioni che hanno condotto l’autorità (comunale, cantonale, di polizia) a decidere di abbattere il Molino come risposta radicale ad un problematico rapporto di convivenza, in città, fra il Municipio e le realtà cosiddette “antagoniste”.

L’autorità, ha, come si dice, “deciso d’autorità”, senza se e senza ma… oddìo, forse no, perché, certo, nell’area dell’ex-macello le ruspe sono intervenute ed hanno demolito, ma poi, da lì via, è stato tutto un rincorrersi di spiegazioni, comunicati, giustificazioni da parte del Municipio, fino all’esito dell’inchiesta del procuratore generale Pagani, che ha annunciato il “decreto d’abbandono”. Tutto chiaro, tutto risolto? Ma proprio per niente: non pochi fatti di quell’evento paiono ancora fin troppo…esimenti e le spiegazioni visibilmente claudicanti. Insomma, l’esecutivo cittadino ancora non è del tutto al riparo da possibili “colpi di coda”, ed intanto deve rispondere ad una richiesta di danni materiali procurati, che l’avvocato difensore della causa degli autogestiti ha quantificato in 100’000 franchi (suscitando immediata sarcastica risposta dileggiante del domenicale anti-brozzoni).

Quella che intanto pare rumorosamente silente è la “voce” dell’autogestione, che tiene le sue assemblee, convoca aderenti e simpatizzanti per le vie della città (o al Tassino, per la festa della primavera, o a Pregassona, per un torneo di calcio interrazziale) ma intanto non fa sapere cosa vuole, né pare ancora in grado di esprimersi su come intenda elaborare un progetto nuovo (o comunque forzatamente rinnovato) di presenza antagonista in città che voglia legittimarsi socialmente e politicamente.

Ma forse non è questo il problema degli autogestiti del 2022, arrivati oggi a raccogliere un’ideale eredità di un’esperienza lunga un quarto di secolo, dall’ormai lontano 1996, quando vennero occupati i Molini Bernasconi a Viganello e prese vita quella che oggi possiamo chiamare la “storia dell’autogestione a Lugano”.

Una storia che ha trovato una sua notevole, inedita e ricca trattazione nel podcast “Macerie” che abbiamo ospitato anche sulla nostra zattera: un lavoro di grande qualità e di indiscutibile valore documentario, curato da un collettivo coordinato da Olmo Cerri, che ripercorre questi 25 anni in dodici intensi episodi pubblicati a partire dall’ottobre scorso.

“Macerie” è un podcast davvero speciale, perché libera dal silenzio una serie di voci e di esperienze che difficilmente avremmo potuto rintracciare in testi scritti o documentari televisivi. Sono voci che raccontano storie di vita e di passione, attraverso gli anni, i cambi di prospettiva, i ricambi generazionali, delineando non una ma diverse e variegate “idee di autogestione e di democrazia” che possono e devono senza dubbio considerarsi un patrimonio del nostro territorio.

Anche, e forse a maggior ragione, in un momento come quello attuale, che ha tutta l’aria di essere “di transizione”, la storia di una simile esperienza può indicare dei percorsi, tracciare qualche via capace di offrire nuove prospettive per una collocazione della realtà antagonista dentro il tessuto sociale cittadino e cantonale.

In questo senso pare utile ed opportuna una serata come quella organizzata dalla Casa della Letteratura a Villa Saroli (giovedì 19 maggio, alle ore 18.00) che cercherà di proporre uno scambio di opinioni sull’autogestione che partendo da “Macerie” possa aiutare, forse, a capire anche, e soprattutto, cosa, da quelle macerie, possa rinascere o riprendere vita e sostanza per continuare un percorso e ribadire il senso di una esperienza lunga quanto ancora irrisolta.