Nell’ultimo anno quattro professionisti si sono distinti per i loro lavori

Azione 19.04.2021 di Nicola Mazzi

La radio è spesso sottovalutata e relegata ai viaggi: brevi o lunghi che siano. Eppure, regala momenti piacevoli e riflessioni interessanti che altri supporti non riescono a offrire. Soprattutto, come capita con i libri, riesce a trasportarci con la fantasia

Per la Svizzera italiana l’anno pandemico – oltre ai problemi che tutti ben conosciamo – è comunque stato un momento piuttosto prolifico, ha stimolato la creatività e diversi professionisti del settore stanno ottenendo riconoscimenti importanti, anche a livello nazionale.

È il caso di Daniel Bilenko che con il documentario Dalle stelle alle stalle (Allevare e mangiare bestie al tempo del Covid-19) ha ricevuto il Media Preis CH Unione Svizzera dei Contadini. Presentato a «Modem» della Rete Uno il Venerdì Santo dello scorso anno, si sofferma su come il Covid-19 sia interconnesso ai nostri consumi (di carne ma non solo) e al nostro rapporto con la natura. «Sono partito dal desiderio di fare un reportage sulla carne coltivata, ma lo scoppio della pandemia e il seguente confinamento mi hanno fatto cambiare direzione, e così mi sono indirizzato verso l’allevamento e il consumo di carne, nel periodo pasquale».

Bilenko è stato tra i primi giornalisti ad andare sul terreno in quei difficili momenti e ad avvicinare gli allevatori. «L’incontro con le persone, per un giornalista, è un momento importante e arricchente e ho perciò visitato quattro aziende agricole nelle varie parti del Ticino per raccontare le loro esperienze e come stavano vivendo la situazione».

Strani Giorni è il titolo del diario collettivo sonoro realizzato da Olmo Cerri che ha ottenuto il primo premio del concorso nazionale Sonohr. «Durante quei giorni, chiuso in casa e con una serie di lavori che erano stati eliminati, ho capito che stavamo vivendo un momento storico importante che riguardava tutti. Per questa ragione ho pensato di aprire un diario audio nel quale raccogliere le testimonianze, i dubbi, le paure, le riflessioni, le proposte e le speranze delle persone. Con i quasi 200 messaggi arrivati ho così potuto realizzare una trentina di puntate di Strani Giorni, che ho trasmesso fino alle aperture di maggio».

Come aggiunge lo stesso Cerri da un lato «mi ha stupito la quantità di persone che hanno voluto esprimere un pensiero, dall’altro mi hanno colpito diverse riflessioni. Alcune erano leggere e scherzose, ma diverse anche profonde sono arrivate da persone sconosciute, che sentivano l’urgenza di condividere una loro sensazione, uno stato d’animo». Da notare che il podcast di Olmo Cerri è riuscito a circolare attraverso i vari social, l’Associazione REC e Radio Gwen.

Un terzo premio l’ha ottenuto un lavoro di Barbara Camplani, intitolato I guerrieri della luce, trasmesso a puntate durante la settimana di Pasqua, dalle Cronache della Svizzera italiana. «Partendo da un gruppo facebook (Aiutiamoci) ho voluto esplorare il tema del volontariato durante il lockdown di marzo e aprile del 2020». Come Bilenko, anche Camplani ha girato il Cantone alla ricerca di storie da raccontare e lo ha fatto attraverso le loro voci.

«Ho raccolto per esempio la testimonianza del direttore del MAT che si è offerto per far la spesa agli anziani. O ancora del gruppo Scout di Biasca che ha collaborato con l’ATTE locale. Ho anche contattato una famiglia che ha messo a disposizione un appartamento per persone che lavorano nel settore sanitario. In quel momento ci fu una grande risposta collettiva e popolare che negli ultimi mesi si è un po’ persa». Questo reportage è tra i tre finalisti dello Swiss Press Award, che sarà attribuito a fine aprile.

Un quarto progetto audio premiato quale Miglior lavoro di diploma al corso giornalismo è quello di Patrick Solcà: Asperger: il coach che fa la differenza, passato anch’esso a «Modem» . Il focus, in questo caso, è diverso e non riguarda la pandemia. Solcà ha infatti sviluppato un’analisi attorno alla sindrome di Asperger. Grazie alla testimonianza di due giovani adulti si è in particolare soffermato sul loro complesso rapporto con il mondo del lavoro.

«Partendo da un’esperienza a me vicina – ci dice il giovane giornalista – ho voluto addentrarmi meglio in questo mondo e grazie alla Fondazione ARES sono riuscito a intervistare due persone con questa sindrome: una in Ticino e una nella Svizzera interna. Due realtà diverse che mi hanno permesso di capire le differenze che esistono nella loro presa a carico. Inoltre, ho capito l’importanza di una figura come il coach che li segue costantemente». Un lavoro durato qualche mese anche perché Solcà ha dovuto instaurare un rapporto di fiducia con le due persone e le loro famiglie.

Quattro esempi di come l’inventiva e il desiderio di essere testimoni di un periodo storico incredibile, abbiano trovato nell’audio e nella radio i canali adeguati per trasformarsi in lavori molto interessanti.