Audio  ◆  Nelle scorse settimane due incontri importanti hanno acceso i riflettori sul mondo dell’audio e dell’ascolto

Sono trascorsi vent’anni dalla nascita dei podcast, o almeno dall’invenzione del loro nome, coniato dal giornalista Ben Hammersley sul «Guardian» nel febbraio 2004, ispirandosi ai termini «iPod», il dispositivo che a inizio 2000 usavamo per ascoltare i file audio, e «broadcasting» ovvero «trasmissione», in inglese. Da allora, il podcasting è diventato una modalità di fruizione sempre più importante e conosciuta. A questa modalità narrativa sono stati dedicati due importanti eventi che si sono tenuti, nelle scorse settimane, a Berna e a Milano.

A Milano ha avuto luogo fra il 16 e il 18 febbraio Volume 1, il festival dell’ascolto, delle voci e delle storie, organizzato negli spazi – ideali per una proposta di questo tipo – del conservatorio musicale Giuseppe Verdi. L’incontro è stato promosso e organizzato da Chora Media, una delle più dinamiche e innovative aziende italiane nel campo dei podcast, diretta da Mario Calabresi, ex direttore dei quotidiani «La Stampa» e «Repubblica».

Il festival, che si definisce «una celebrazione dell’audio nelle sue diversità», si è focalizzato su di una serie di incontri con gli autori dei principali podcast proposti: per esempio la giornalista Cecilia Sala, autrice del podcast quotidiano Stories dedicato alle notizie internazionali, ha condiviso il processo creativo dietro le sue puntate, spesso registrate in condizioni precarie direttamente dai paesi in cui avvengono i conflitti, e poi inviate e post-prodotte in Italia (memorabile la serie di episodi registrati in Ucraina nei primi giorni dell’invasione russa). L’inviata di guerra Francesca Mannocchi ha invece presentato il nuovo, toccante podcast Per esempio la guerra in cui dialoga con bambini e bambine delle classi di scuola elementari e medie, rispondendo con parole semplici ai loro quesiti sui conflitti globali. Nella tre giorni di festival sono anche stati registrati dei podcast live, diffusi in questi giorni sulle principali piattaforme. Tra questi, segnalo l’interessante dialogo tra Simone Pieranni, esperto di Cina e autore del podcast Altri orienti e Francesco Costa, vicedirettore de «Il Post», appassionato di Stati Uniti e autore del podcast Morning, sui rapporti fra queste due grandi potenze mondiali. La scelta del festival di concentrarsi soprattutto sui grandi nomi del podcast italiano ha richiamato, nei tre giorni di eventi, quasi diecimila persone, dando luogo a situazioni inaspettate, come la fila chilometrica per assistere all’incontro con lo storico Alessandro Barbero, una vera star del podcast che ha fatto il tutto esaurito per un incontro di oltre un’ora in cui ha risposto alle domande del pubblico sui più disparati temi storici. Sabato sera, in una sala gremita, è stato annunciato l’atteso nuovo progetto di Pablo Trincia, autore di podcast di enorme successo come Veleno e Il dito di Dio. Trincia ha presentato Sangue loro – il ragazzo mandato ad uccidere, ambientato nella Roma degli anni ’80. La narrazione della stagione terroristica vissuta in quegli anni nella capitale italiana prende avvio dall’attentato all’aeroporto di Roma-Fiumicino nel 1985 per mano di un commando di militanti palestinesi. Il podcast ritrova e intervista i protagonisti di questa vicenda, raccontando le loro storie che si intrecciano in sei avvincenti episodi.

Di taglio diverso invece Sonohr, dal 23 al 25 febbraio, giunto alla sua quattordicesima edizione (nella foto uno dei momenti di incontro) che anche quest’anno si è tenuto nelle storiche sale del Kino Rex a Berna, a due passi dalla stazione e da Palazzo Federale. Il concorso nazionale ha presentato tredici opere audio indipendenti: documentari, podcast e radiodrammi scelti fra gli oltre cinquanta progetti ricevuti. Da segnalare che, per questa edizione, nessuna delle opere in concorso proveniva dall’area italofona. A Berna, come negli anni precedenti, ci si concentra soprattutto sugli ascolti collettivi che avvengono nella penombra delle sale cinematografiche. Sullo schermo scorrono i sottotitoli, che aiutano a seguire il podcast anche in lingue non conosciute. Brevi presentazioni e incontri con le autrici e gli autori accompagnano gli ascolti. Sonohr mira a esplorare tutte le potenzialità dell’audio: durante l’evento è stato possibile assistere a performance dal vivo e interattive, partecipare a passeggiate audio notturne per le strade della capitale (dove i partecipanti, dotati di cuffie wireless, potevano condividere le esperienze sonore), e prendere parte alle Ear Lesson, incontri con gli artisti invitati, conferenze, talk, masterclass e a un incontro domenicale promosso da eCHo, il network dei professionisti dell’audio in Svizzera. Nei giorni del festival, in diretta dagli angusti spazi della biglietteria della sala cinematografica, viene prodotta anche una trasmissione radiofonica multilingue che viene diffusa live da un network di radio complementari e alternative in tutta la Svizzera: dalla ticinese Radio Gwendalyn a Radio Vostok, Rasa, RaBe, 3fach, Stadtfilter e Kanal K.

Le opere in concorso sono state valutate da una giuria di professionisti composta quest’anno da Christina Caprez, Jonathan Frigeri e Laurent Schmids che ha deciso di premiare Geburt, Kindheit, Label di Ronja Fankhauser e Mischael Escher, una serie radiofonica che racconta l’identità queer. Premiato anche Les seins des hommes della performer e coreografa ginevrina Simona Ferrar che vuole indagare il ruolo che i seni ricoprono nella nostra società.

Due incontri, quello di Milano e di Berna, che dimostrano quanto la narrazione audio e il podcast si stiano rivelando ottimi strumenti per raccontare e riflettere sulla complessità della nostra contemporaneità.

azione /04/03/2024 Olmo Cerriaud