Ces sopra Chironico

Ces, situato a 1450 m s. m., è un piccolo villaggio di montagna sopra Chironico (in Leventina). Abbandonato, quasi completamente, dalla popolazione locale negli anni ’40 e ripopolato 25 anni più tardi (1972) da un gruppo alternativo di giovani alla ricerca di “uno stile di vita naturale e spontaneo”, come si legge nel suo primo manifesto. Giovani da tutta Europa e dal bacino mediterraneo raccolsero la sfida, e quell’estate (ma poi anche negli anni successivi) con impegno e determinazione procedettero ai lavori di restauro del villaggio. Si creò la “Fondazione per la rinascita di Chiesso/Ces” che ha lo scopo di salvaguardare il monte e di riportarlo alla vita, promuovendo esperienze comunitarie.ces
Con non poche tensioni interne e difficoltà, questo progetto così poco realista ed altamente utopico raccolse diversi risultati e nel 1996 poté festeggiare i suoi primi venticinque anni di esistenza.

 

Lavoro di diploma

imgChi fosse interessato ad approfondire l’argomento, metto a disposizione il mio vecchio lavoro di diploma (Scuola Cantonale di Diploma – ex propedeutica).

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Liberi tutti!
Il testo è stato pubblicato dalle Edizioni Casagrande all’interno dell’antologia curata da Claudia Patocchi Pusterla intitolata “Liberi tutti” scrivere e narrare a scuola (2005).

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Une breve panoramica della storia degli ultimi trent’anni

All’inizio degli anni ’70, un gruppo di giovani di Locarno decide di fondare una “comunità di ricerca” che desiderava “affrontare in modo nuovo e diverso i problemi di importanza generale, come le relazioni interpersonali, guadagnarsi da vivere, l’alimentazione, il tempo libero, eccetera”.
Per sviluppare e realizzare questo ambizioso progetto occorreva un “luogo fisico” e delle collaborazioni. Si trovò l’aiuto di un movimento scautistico e di Graziano Papa, presidente della Pro Natura Ticino (ai tempi chiamata Lega Svizzera per la protezione della natura). Fu grazie ad un suo consiglio che si venne a conoscenza dell’esistenza di Ces. Il gruppo prese contatto con i proprietari delle case del villaggio e grazie al contributo del parroco di Bodio (Emilio Conrad) ci si riuscì ad accordare sui modi di utilizzo del paese e sui lavori da intraprendere. Si stampò un volantino per l’organizzazione di un “campo estivo internazionale della gioventù”, e questo era il testo:

“Ces: villaggio di montagna a 1450 m s.m; fino al 1946 abitato per 10-11 mesi all’anno: oggi deserto. Una chiesa, una fontana di paese, 20 case, fienili e stalle, nessuna strada – lontano dalla civiltà e dall’inquinamento dell’ambiente. Siamo intenzionati a ridare a questa regione nuovi impulsi, restaurando alcune case e fienili per fondare un centro internazionale di vita comunitaria, in una natura ancora intatta cercando uno stile di naturale e spontaneo. Si offre la possibilità di incontrare giovani di tutte le nazionalità e di scambiare liberamente le idee nelle lingue differenti.”

Il primo campo estivo a Ces durò tre settimane, era l’estate del 1972 e nel paesino si ritrovarono più di cinquanta giovani: belgi, svedesi, magrebini, italiani, francesi, tedeschi e svizzeri. Un mulo ed un asino trasportavano il materiale e le condizioni di vita erano dure (né elettricità, né strade, poca acqua e nessuna comodità). I lavori di quell’anno furono incentrati, oltre che alle generali operazioni di sgombro delle rovine, in particolare alla riattazione dell’oratorio dedicato ai santi Pietro e Paolo. Questo per dimostrare che non vi erano interessi personali e che si era seriamente intenzionati a portare avanti il lavoro. In questo modo ci si guadagnò il rispetto e la fiducia della gente di Chironico, che naturalmente era abbastanza prevenuta rispetto al progetto che quei “capelloni” stavano attuando. In questo campo, il cui slogan era “L’imagination au pouvoir”, tutto si svolse con molta responsabilità e disciplina: la cucina era seguita da un cuoco diplomato, le costruzioni erano supervisionate da un capomastro e tutte le discussioni erano registrate ordinatamente in un diario.
Alla fine del campo, tutti i partecipanti erano concordi nell’affermare che era necessario costruire simili luoghi di vita comunitaria in tutta l’Europa e che si sarebbe dovuta continuare l’esperienza di Ces con un ulteriore campo estivo. Nell’agosto dello stesso anno si creò l’associazione “Comunità di Ces” che nel giugno dell’anno seguente si trasformò in “Fondazione per la rinascita di Ces/Chiesso” e aveva lo scopo di conservare e salvaguardare il monte nelle sue caratteristiche e nel contempo ridare vita all’agglomerato promuovendo esperienze di vita comunitarie.

Il secondo campo coinvolse, da giugno a settembre, circa 80 persone, che continuarono il restauro della chiesetta, lo sgombero delle rovine e si potenziò la rudimentale funivia che era stata impiantata l’anno prima. Viene introdotto un sistema di rotazione di compiti, in modo che ognuno potesse e dovesse eseguire ogni genere di lavoro.
Uno dei tanti problemi che si dovettero risolvere fu quello di far convivere le diverse esigenze di chi rimane a Ces per dei lunghi periodi e di chi invece ci passa solamente qualche settimana. Nel ’73 si cambiarono gli statuti, per far sì che i membri dovessero dimostrare il loro impegno per il progetto anche al di fuori dei soggiorni estivi, inoltre la fondazione aveva il diritto di richiedere agli ospiti l’osservanza del proprio regolamento. Non fu facile accettare i cambiamenti anche perché queste modifiche rimettevano seriamente in discussione dei concetti chiave, quali l’autogestione e la democrazia di base.

Ces: la pratica dell’obiettivo (obiettivi della comunità, 1975):

Bisogna rendersi conto che la costruzione del villaggio non deve assorbire tutte le nostre energie. Ces è un mezzo, uno spazio da utilizzare per una ricerca indipendente di un’alternativa culturale, sociale e politica.
– Una ricerca indipendente, in primo luogo, perché non è possibile una ricerca limitata e controllata dall’esterno in campo culturale, sociale e politico. Solo l’indipendenza permette un’analisi fondamentale delle istituzioni esterne, condizione base per l’elaborazione di alternative.
– Una ricerca alternativa, dal momento che le analisi effettuate finora dimostrano che la nostra società non è in grado di risolvere i problemi degli esseri umani: problemi di dominazione, di sfruttamento, di disuguaglianza, di malessere sociale.
– Un’alternativa culturale, rivolta cioè all’elaborazione di contenuti diversi dei rapporti umani e sociali, per reagire all’alienazione della quotidianità, alla cosificazione dei valori.
– Un’alternativa sociale, nel senso di creare dei rapporti fra le persone, e fra le persone e le istituzioni, che non implichino più subordinazione, violenza e sfruttamento, ecc.
– Un’alternativa politica in quanto il cambiamento sociale è possibile soltanto attraverso cambiamenti politici.
– Ces vuole essere un luogo dove si agisce a livello delle strutture economiche, sociali, culturali e politiche allo scopo di trasformare giustamente queste strutture. Ma la nostra ricerca non deve essere soltanto una ricerca teorica ed intellettuale. La particolarità di Ces è la nostra volontà di concretizzare la realtà stessa, qui e ora. (…) In altre parole e con tutta modestia, Ces si presenta come un modello alternativo a quello della nostra società attuale.

A partire dal ’75 si crea un piccolo gruppo di base, composto da quattro persone che decide di passare tutto il periodo dalla primavera all’autunno a Ces. Si progettano orti, si portano animali ed in estate sono presenti anche parecchi ticinesi. Si desidera ottenere l’autosufficienza, non solo alimentare, ma anche costruire in proprio tutti gli utensili ed i mobili, senza però isolarsi intellettualmente dal resto del mondo. A poco a poco si riuscirà ad acquistare diversi edifici e terreni, grazie anche ai contributi del WWF e ad alcuni sussidi cantonali. Nel ’77 ebbe inizio la riattazione della Veridirum e nel ’79 si ristrutturò (all’inizio senza ottenere risultati troppo brillanti) la casa Mao Mao.
Anche la popolazione di Chironico riscoprì in questo periodo l’immenso valore umano che aveva il monte ed iniziò a restaurare alcune abitazioni per uso privato. Si vennero a creare alcune tensioni fra i “neorurali” e gli “indigeni”, perloppiù per motivi futili come il bagno nudi nella cascata (da cui l’appellativo “balabiot”), il consumo di droghe leggere, le erbacce, eccetera. Oggi la maggior parte dei conflitti si è appianata e si è creato un piacevole clima amichevole.

In questi ultimi periodi degli anni ’70 la Comunità di Ces è però debole e non è facile trovare persone ed energie. Molti ticinesi hanno abbandonato il progetto, ma con gli anni ’80 si ha una buona crescita delle attività sul monte.

Nuove case vengono ristrutturate, entra in funzione una piccola azienda agricola con numerosi animali (mucche, galline, maiali, pecore, conigli, oche e capre) e in generale la qualità di vita migliora notevolmente. Christian progetta il nuovo acquedotto ed una coppia di cinquantenni si insedia stabilmente a Ces.
Da questo momento sono quasi tutte svizzerotedesche le persone attive nel progetto. L’inverno fra il 1984 e il 1985 fu il primo interamente passato a Ces, si ricordano temperature polari che all’interno delle abitazioni raggiungevano spesso i venticinque gradi sotto lo zero.

Negli anni ’90 la vita procede senza particolari novità, non è un periodo di grandi opere costruttive, né di grandi discussioni sui principi fondamentali. Sull’alpe si danno il cambio uomini e donne provenienti da tutto il mondo. Nel 1992 si festeggiarono i vent’anni di esistenza del progetto con uno spettacolo teatrale e alcune retrospettive storiche, e nel 1993 si organizzarono delle giornate di riflessione sul futuro di Ces. Nel 1996 si raggiunse il massimo di animali ospitati sul monte.

Negli ultimi anni, si è avuta una rimessa in discussione di alcune idee di base, si intravede la prospettiva di trovare un nuovo modo di gestire il lavoro sul monte. Si propone che la fondazione affitti l’azienda agricola a dei privati o che assuma qualche membro della fondazione, stipendiandolo, in modo da garantire un futuro economicamente accettabile a chi poi compie effettivamente i lavori agricoli. È una decisione molto difficile che richiede di coniugare in modo concreto realismo e principi di fondo. La discussione è ancora in corso e da questa dipenderà il futuro (quantomeno agricolo) di Ces.