Nelle sale cinematografiche ticinesi i film svizzeri attirano una media di… 14 spettatori. Basterebbe già solo questo dato affinché una qualsiasi autorità politica minimamente ragionevole la smetta di foraggiare con milioni e milioni di franchi di soldi pubblici un’industria che si rivolge solo a una ristrettissima élite. Invece no, ancora l’anno scorso il Consiglio federale è riuscito a convincere una maggioranza della popolazione della necessità di destinare altre decine di milioni di franchi al cinema svizzero, attraverso la Lex Netflix. Circa 20 milioni di franchi, che si aggiungono agli oltre 75 milioni di franchi annui garantiti dall’ente pubblico per la produzione cinematografica, senza contare tutte le altre forme di aiuto diretto e indiretto, come può essere ad esempio l’inutilissima Ticino Film Commission.

Eppure le cifre pubblicate dall’Ufficio federale di statistica dimostrano che nonostante l’imponente dispiegamento di mezzi finanziari il cinema svizzero non se lo fila proprio nessuno. Nel 2022 le sale cinematografiche ticinesi hanno accolto un totale di 233’536 spettatori, meno che negli anni precedenti la pandemia ma comunque quasi il doppio rispetto a un 2021 che era ancora stato pesantemente segnato dalle restrizioni. Ebbene, tra questi 233’536 spettatori ticinesi circa l’80% ha guardato un film prodotto negli Stati Uniti. Un altro 16% è andato al cinema per vedere un film di produzione europea, perlopiù italiana o francese. Il cinema rossocrociato ha invece attratto solo il 2% del totale degli spettatori, appena più del cinema asiatico o di quello sudamericano. Per la precisione, sono 44 i film svizzeri che hanno varcato la soglia dei cinema ticinesi. In totale, su 366 proiezioni, hanno attirato 5’306 spettatori, vale a dire 14 spettatori a serata. Dagli USA sono invece arrivate 97 pellicole, che hanno portato al cinema un totale di 185’466 persone. La sproporzione è evidente.

Si dirà che dagli Stati Uniti arrivano blockbuster dal dubbio impatto culturale mentre in Svizzera vengono prodotte solo pellicole artisticamente sopraffine. Sarà. Ma come in ogni mercato, è il pubblico a scegliere cosa acquistare. Se gli spettatori vogliono vedere film statunitensi, non si può mica obbligarli a riorientare le proprie preferenze verso pellicole – quelle di Olmo Cerri e compagni – che piacciono solo a chi le fa.

Copyright ©2023 Il Mattino della Domenica 2/4/2023