Lo sterrato della Gerra, lo conosciamo tutti, è un terreno residuale sabbioso, schiacciato fra il cimitero e i campi da calcio, un immenso parcheggio polveroso su cui apparentemente non cresce nulla. Ci piace vederlo come metafora, anche in questo spazio ostile e semi desertico, se adeguatamente curate, possono germogliare e crescere delle iniziative Straordinarie.

Presentazione alla CCULT – Conferenza Cantonale della CulturaBellinzona, 23 febbraio 2024

Un’esperienza Straordinaria? 

La Tour Vagabonde atterra a Lugano in un periodo particolare. Negli occhi di tutti noi c’era ancora il trauma della violenta distruzione degli spazi dell’ex macello a Lugano, mentre diversi spazi di riferimento per la cultura indipendente della città, per motivi diversi, erano stati chiusi. Cito per esempio il Casotto in via Trevano, il Living Room, il Morel, il Domani e diverse altre realtà minori. Si viveva quindi una situazione di oggettiva mancanza di spazi e di proposte di un certo tipo.

Decidiamo quindi di mettere in piedi un’associazione. L’abbiamo chiamata “Idra” come il mostruoso serpente dalle molte teste, lo scopo era quello di mettere insieme persone che si occupano di cultura partendo da ambiti diversi. Arti performative, musica, letteratura, cinema. I punti di vista sono differenti, ma si converge su di una questione: in Ticino e a Lugano soprattutto, in quanto polo di riferimento, mancano spazi e sostegni per la cultura indipendente.

Si prende contatto con la Fondazione Tour Vagabonde a Friborgo, che da decenni gestisce questa incredibile torre di legno nomade alta 11 metri. Ci viene confermata la possibilità di averla a disposizione. Ci tengo a precisare che la Fondazione noleggia soltanto la torre, il “guscio” e gli arredi. Tutta la parte di contenuti e programmazione invece è stata gestita direttamente da noi. 

Parte quindi un processo, durato quasi due anni di contatti e coinvolgimento con le associazioni che operano sul territorio, ma anche con le istituzioni. Occorre trovare un luogo dove far sorgere questa torre, si identifica lo sterrato della Gerra a Lugano, e un periodo (quella stretta finestra temporale fra la partenza del circo Knie e l’inizio dei lavori di cantiere per il Polo Sportivo). Occorre assicurare un minimo di risorse finanziarie per garantire la sostenibilità di massima dell’operazione. 

Ricevuto l’interessamento e il sostegno della città di Lugano, che accoglie la proposta con entusiasmo, poi tutto è in discesa. Si scrive un manifesto, che pone le basi “ideali” e politiche su cui costruire la proposta. Riusciamo a costruire una programmazione che copre interamente i tre mesi concessi per una struttura provvisoria. E si trovano tutta una serie di altri finanziamenti, pubblici e privati da cui partire per avviare il progetto. Partono i lavori di costruzione della struttura. E così il 28 dicembre 2022 si aprono le porte della Torre.

Nei tre mesi di attività, con 67 giorni di apertura effettivi, vengono proposte centinaia di attività, concerti, proiezioni, presentazioni di libri, mostre d’arte, workshop, giornate di studio e conferenze. Ma anche atelier creativi con i bambini, i caffè di quartiere che hanno coinvolto gli anziani di Molino Nuovo e Pregassona, le due grandi risottate di carnevale, i tre mercati popolari. Tutte le sere era proposta la cena, vi era un bar, Radio Gwen ha trasmesso centinaia di ore di trasmissioni dalla yurta eretta fuori dalla torre. 

Un programma variegato e intergenerazionale. I dati precisi si trovano nel rapporto di attività, scaricabile dal nostro sito. La manifestazione ha ospitato più di 135 progetti socio-culturali che hanno coinvolto quasi trecento artiste e operatrici culturali. Almeno 30mila i passaggi. Si è dato spazio a realtà locali ma si è voluto portare a Lugano anche idee provenienti dal resto della Svizzera e dall’estero facendo in modo che l’esperienza non fosse autoreferenziale ma con una chiara volontà di apertura verso l’esterno, capace di inserire Lugano, anche in questo campo, in una rete di respiro nazionale e internazionale. 

La Tour non è stata soltanto un luogo dove fruire di proposte culturali, ma anche  un luogo di produzione culturale vera e propria. Sono state ospitate delle residenze musicali e teatrali; si sono registrati degli album live; grazie ad un bando audiovisivo sono stati prodotti tre fra cortometraggi e documentari e grazie ad un secondo bando si è lasciata una “carta bianca” di spazi e risorse ad associazioni sul territorio. Questo è per noi un messaggio importante: gli spazi di cui necessitiamo servono per fruire della cultura, ma devono anche permettere la produzione e la creazione culturale

Dal punto di vista economico da segnalare l’importante sostegno di Città e Cantone che hanno finanziato complessivamente per oltre 100mila franchi (oltre che con una serie di prestazioni, come la messa a disposizione del terreno e altri importanti servizi forniti gratuitamente), una cifra leggermente superiore è arrivata da fondazioni pubbliche, private, associazioni ed enti. Circa 400mila franchi invece sono stati generati dalla biglietteria e dalla buvette e dal ristorante.

Tutti gli artisti sono stati pagati, così come le persone che hanno lavorato nella gestione e nel montaggio e nello smontaggio della struttura. Non è stato possibile invece pagare, e questo dimostra la necessità di avere dei finanziamenti più importanti, il nostro lavoro di organizzazione, di programmazione e curatela che è stato svolto a titolo militante. E se per un’esperienza “straordinaria” questo può forse andare bene, non è assolutamente sostenibile sul lungo termine. Anche perché crediamo che la professionalizzazione sia un elemento imprescindibile nella crescita del panorama culturale della nostra regione. E che uno dei problemi da combattere è la precarietà economica, che si trasforma in precarietà esistenziale e che tocca tutti noi lavoratori della cultura.

Una risposta straordinaria ad un bisogno ordinario

Mi impressiona sempre molto il fatto che l’arrivo della Torre in una città come Lugano sia considerato “innovativo e straordinario” quando invece in altre città svizzere di pari dimensioni attività di questo tipo sono la normalità. Siamo sicuri che la Straordinaria sia stata una manifestazione necessaria per la vita sociale e culturale del territorio. Ha risvegliato un grande interesse da parte della popolazione, ha dato nuovi stimoli al panorama culturale, ha messo in rete operatrici e operatori della scena culturale regionale e nazionale, generando un’importante eco. Ha costruito una piazza di incontro tra popolazione, istituzioni e indipendenti; dato vita a un’offerta accessibile a tutte le fasce della popolazione e spalancato le porte per progetti futuri che ci auspichiamo proseguano in questa direzione. La Straordinaria ha cambiato la percezione della cultura indipendente tra la popolazione e le istituzioni, sia nei confronti dei contenuti artistici, sia in rapporto ai sistemi organizzativi e di gestione. Ha soprattutto dimostrato un’apertura e un grande interesse da parte della popolazione, nei confronti di questi ambiti culturali. 

E dopo questo?

Dopo la fine di questa esperienza torniamo a richiedere spazi e sostegno per la cultura indipendente anche in Ticino, e in particolare, a Lugano che è la città di riferimento per quanto riguarda questo settore in Ticino; immaginando una costellazione di spazi diversi, che si aggiungano a quanto già c’è di interessante sul territorio. Siamo coscienti che sia l’inizio di un lavoro lungo e complesso, che sarà possibile portare avanti con l’appoggio delle istituzioni, le quali dovranno essere in grado di riconoscere queste esperienze e di concedere il giusto spazio fisico, ma anche politico affinché possano svilupparsi.  È proprio in questo senso che abbiamo proposto, tramite un percorso di discussione partecipativo, coinvolgendo centinaia e centinaia di realtà culturali presenti sul territorio, la “Carta della Gerra”. 

Intervento alla Conferenza Stampa: Lunedì 5 febbraio 2024, Spazio L’Ove – Luganetto

La Carta della Gerra è un documento che, a dispetto della sua brevità, ha richiesto un percorso di elaborazione lungo ma estremamente interessante. Questa nostra proposta non offre delle soluzioni ma che pone degli interrogativi, delle questioni che sono condivise dalla scena indipendente. La carta è un documento che vuole porre le basi per favorire il riconoscimento, lo sviluppo e la professionalizzazione della cultura indipendente nella nostra regione, non in sostituzione ma quale complemento del panorama culturale già esistente. Vorremmo cercare di portare anche il Ticino e Lugano almeno allo stesso livello delle altre principali città e regioni svizzere che dedicano molto più spazio e risorse alla cultura indipendente.

Ad esempio, Giulia Meier, rappresentante Culturale della Città di Berna, ha illustrato in occasione della giornata di studio alla Straordinaria come nella capitale svizzera “si cerchino di creare le condizioni quadro attraverso finanziamenti pubblici, affinché le varie realtà culturali indipendenti possano esprimersi”. In altre parole, l’ente pubblico, riconosciuta l’esigenza proveniente dalla società, fa un passo indietro e si limita a mettere a disposizione le risorse, gli spazi e i finanziamenti, alle numerose associazioni presenti nella città tramite concorsi pubblici, lasciando alle stesse un’ampia libertà di movimento.

Cito inoltre lo studio di Sebastian Peter “La politiche culturali in Ticino” presentato in questi giorni emerge chiaramente che in Ticino esistono degli schemi «…che hanno portato a una politica culturale incentrata principalmente sulle grandi istituzioni gestite in modo più o meno diretto dagli organi politici cantonali o comunali».

Crediamo che sia ora, anche alle nostre latitudini, di dare spazio e risorse alle realtà che arrivano dal basso e che non sono sotto il diretto controllo della politica cantonale o comunale.

Un percorso collettivo

Partendo dalla bozza che abbiamo presentato il 18 marzo scorso, in occasione della Giornata di studio alla Straordinaria è partito un percorso di riflessione e scrittura collettiva durato quasi un anno. Si è messo in atto un percorso orizzontale e partecipativo, che ha coinvolto decine e decine di associazioni e operatori culturali in una serie di incontri e in una consultazione online, siamo arrivati a questo documento. Abbiamo poi riaperto la possibilità di aderire anche per quelle associazioni che non hanno partecipato direttamente al percorso di scrittura e abbiamo raccolto in pochissimo tempo oltre 700 sottoscrizioni. Associazioni, collettivi, operatrici culturali, commissioni di quartiere, gruppi musicali, compagnie di teatro, gruppi di curatrici, giornaliste, architetti, case di produzione cinematografiche, economisti e vi lascio scorrere la lista (presente sul nostro sito) per vedere quanto questa carta è stata condivisa.

La carta della Gerra

La carta si apre con un tentativo di definizione di che cos’è la “cultura indipendente”. Esercizio non facile, trovare una definizione univoca per questa realtà che si presenta in forme diverse e sfaccettate.

Vi elenco alcuni dei concetti chiave su cui si è trovato una base comune:

  • Le organizzazioni culturali indipendenti determinano autonomamente le loro strutture organizzative, i processi decisionali e gestionali, così come le loro agende. Operano a prescindere dal patrocinio esclusivo di istituzioni pubbliche e dagli interessi commerciali del settore privato.
  • Tra gli organi principali della scena culturale indipendente rientrano le associazioni e le organizzazioni della società civile. La loro attività è spesso caratterizzata da pratiche artistiche socialmente impegnate e dall’istituzione di nuovi modelli di azione collettiva.
  • La scena culturale indipendente si trova frequentemente in una posizione marginale rispetto al settore pubblico. Infatti la mancanza di spazi d’azione, l’insicurezza finanziaria e il mancato riconoscimento istituzionale, sono conseguenze dirette della posizione ineguale che la scena indipendente occupa all’interno dell’ecosistema culturale.

Le cinque proposte operative presenti nella carta:

  1. Occorrono nuovi spazi per la cultura indipendente, dove si possa operare in forma stabile e professionale. Non solo spazi per la diffusione di cultura ma anche per la creazione e per la produzione. Per intenderci: non solo spazi dove esporre le opere ma anche dove crearle. Non solo fruizione della musica magari classica, ma anche spazi per i compositori ancora viventi. Non solo festival dove guardare i film ma anche risorse per la scrittura e produzione cinematografica.
  2. Occorre una ridefinizione delle modalità di assegnazione degli spazi, attuando dei processi democratici, aperti ed inclusivi grazie ai quali anche le organizzazioni culturali indipendenti possano trovare sede. Oggi in Ticino abbiamo spazi pubblici assegnati senza limiti temporali a singoli enti, noi proponiamo dei modelli basati su bandi a termine che possano venir rinnovati e progetti valutati da commissioni indipendenti. Spazi che possono diventare dei germogliatori di attività professionali, con una loro logica economica, spazi che siano anche di formazione e di condivisione del sapere.
  3. Occorrono dei finanziamenti per i progetti indipendenti, riconoscendo a loro un corretto sostegno finanziario, distribuendo le risorse in forma equa e garantire così la sostenibilità finanziaria, permettendone la professionalizzazione. La cultura indipendente, se correttamente supportata crea posti di lavoro, indotto e “fa girare l’economia”.
  4. C’è un quadro legislativo obsoleto, da aggiornare, per poter valorizzare la cultura indipendente, riconoscendo che le possibilità economiche, gli obiettivi perseguiti e le dinamiche di funzionamento sono differenti. Cito soltanto le difficoltà legate all’uso transitorio degli spazi, o le regole legate alla mescita di alcolici, ma sono molti gli ambiti su cui si potrebbe intervenire.
  5. In generale occorre riconoscere la cultura indipendente come una risorsa essenziale, importante dal profilo della crescita e dell’innovazione, può avere anche consistenti risvolti culturali e sociali, ma anche incrementare l’attrattività della regione e generare un importante indotto economico e turistico.

A sostegno di queste rivendicazioni sono state inoltre raccolte più di 3’500 firme attraverso la petizione “Lugano ha bisogno di spazi dedicati alla cultura indipendente”, nella quale si chiede che “le istituzioni comunali e cantonali si attivino con convinzione e urgenza per risolvere la grave mancanza di infrastrutture legate alla diffusione e alla produzione culturale, elaborata al di fuori dei circuiti istituzionali”.