Trascrizione semi-automatica del documentario “Augusto Guidini – Il castello della memoria” di Olmo Cerri

TRASCRIZIONE:

Dialogo fra il geomante e il suo assistente (in tedesco) nel giardino del castello

0:01:30: È sempre presente, lassù. Lo sento molto intensamente. Non può lasciarsi andare via.

0:01:37: Ma è proprio l’architetto?

0:01:38: Si.

0:01:39: Il primo architetto, il proprietario della casa?

0:01:42: Si chiamava Guidini, no?

A. Guidini commenta sfogliando un album di foto

0:01:53 Eccolo qua, il mio bisnonno in posa, e mia nonna Cesira sotto. Lui all’entrata del castello, a leggere, mentre Cesira cura le piante. È una bellissima raccolta di fotografie dell’epoca, che ritraggono il castello nel centro del paese. Era bellissimo. La torre era quasi tutta ricoperta da un’edera gigante. C’erano palme, c’erano piante, felci di tutti i tipi. E anche in queste fotografie, il mio bisnonno è sempre presente, sempre in primo piano.

Citazione di Augusto Guidini

0:02:52 “Rivedo Barbengo. Verde, soleggiata, fruttifera. Ne respiro idealmente l’aria, ossigenata e balsamica. Ne saluto il sole scintillante. Avanti sempre, un vecchio lottatore della vita. Avanti, fino alla fine, con la soddisfazione nell’animo, del sacrificio, del bene voluto e dell’idealità.”

A. Guidini

0:03:17 Passavo delle estati fantastiche, girando nella biblioteca, nella sala delle armi, andando nel locale dell’alchimista… Ma era quasi un luna park, perché c’era di tutto. C’erano questi fucili vecchi, c’erano queste sciabole, questi scudi… era un mondo fantastico per un bambino.

Dialogo fra il geomante e il suo assistente (in tedesco)

0:03:49 Era un luogo di iniziazione.

0:03:52 È qui sopra, questo è il tetto.

A. Windholz

0:04:16 Guidini non ha uno stile preferito. È un architetto eclettico, storicista, che ha tutto a disposizione. Ha studiato la storia dell’architettura dall’antico Egitto fino al neoclassicismo, ed usa questi linguaggi liberamente. È stato a lungo dimenticato, sicuramente non studiato. C’era proprio, come un disprezzo per quest’epoca. La casa a Barbengo, come uno scrigno dei ricordi.

R. Bergossi

0:05:05 Un alone di mistero che fa di Guidini un personaggio mitico, un Ulisse. È sempre spinto dalla sua sete di conoscenza, di vedere nuovi orizzonti. Però, non disdegna la sua piccola Barbengo, dove comunque torna, come se fosse l’isola di Itaca. Fa diventare la sua casa la più interessante, la più ricca di tutto il villaggio.

Dialogo fra il geomante e il suo assistente (in tedesco)

0:05:48 Questo era il suo luogo di ritiro. Questi potrebbero essere etruschi.

0:05:59 Era anche un archeologo appassionato. Qui sono riunite le sue passioni.

0:06:08 Interessante.

0:06:09 È molto attento. È lui che ci ha portato fino a qui.

A. Windholz

0:06:20 Lui ha costruito una parte in aggiunta, congiungendo l’edificio Ramelli con l’edificio Guidini preesistente. Questa congiunzione è stata realizzata con quello che era il gusto del tempo ed il suo gusto, anche. È una torre medievale.

Dialogo fra il geomante e il suo assistente (in tedesco)

0:07:15 Meglio?

0:07:15 Si va meglio adesso! Sto meglio.

0:07:17 Ora lui se ne è andato.

C. Lumia

0:07:29 Aveva una grande consapevolezza di sé stesso e aveva un ego piuttosto sviluppato, diciamo. Aveva dei desideri, delle aspirazioni. Forse era un po’ megalomane, sì. Forse si è anche divertito a mettere insieme pezzi, probabilmente provenienti da vari edifici, che lui ha raccolto, nei suoi vari cantieri di restauro. Se vogliamo è un po’ tanto carica, come sono cariche tante architetture sue. Però è divertente, è bella. È piena testimonianza di quello che lui era. Della sua esuberanza, se vogliamo, anche.

O. Selvafolta (in Galleria Vittorio Emanuele a Milano)

0:08:45 Guidini è qui attorno al 1875. La Galleria è finita, se non per una parte principale, che è l’arco trionfale di ingresso. Quello è ancora fermo. A Milano ha un rapporto, credo diretto, anche se non è del tutto documentabile, con il protagonista dell’operazione di Piazza del Duomo e della Galleria Vittorio Emanuele II, che è l’architetto Giuseppe Mengoni. Nel 1875, Guidini non era neanche trentenne. E avrebbe cominciato a lavorare nello studio di Mengoni. Giuseppe Mengoni è, in quel momento, l’architetto più famoso in Italia, perché sta costruendo l’arco d’ingresso della Galleria. Si tratta di un progetto estremamente importante, perché diventa l’emblema architettonico del nuovo regno d’Italia.

È la vigilia dell’inaugurazione. Mengoni va a controllare uno degli ultimi ornati e precipita. Non ha scampo, ovviamente, perché potete vedere l’arco quanto sia alto. Lui era in alto, uno degli ultimi ponteggi. Possiamo immaginare che fu un grande dolore per Guidini, perché probabilmente aveva anche un rapporto d’amicizia con questo uomo.

A. Windholz

0:10:09 Questo era uno dei cantieri più importanti, più sconvolgenti d’Italia. Non solo perché si ri-disegnava una piazza di fronte all’edificio più importante milanese, il Duomo, ma anche per la modernità della Galleria: una costruzione in ferro e in vetro che poi aveva anche costi esorbitanti.

O. Selvafolta (in Galleria Vittorio Emanuele a Milano)

0:10:40 È un’opera che si riveste di immagini, di simboli. Diventa un’architettura, diciamo, eloquente. Che racconta e che parla. Questo è parte del bagaglio di Guidini. Le sue architetture sono altrettanto esuberanti, per certi versi.

A. Guidini

0:11:39 Sono l’ultimo discendente della famiglia Guidini. La responsabilità nel discendere dalla famiglia che ha creato il mio bisnonno c’è, ed è sempre forte. Però è uno stimolo a cercare di andare sempre avanti e cercare di essere pionieri e visionari come lo fu lui. Sentivo il dovere di affidare il castello a qualcuno che gli desse lo stesso amore che gli hanno dato mio nonno, mio padre e un po’ anche io.

Dialogo in cantiere

0:12:15 Dopo che la committenza mi ha confermato queste modifiche, io posso creare anche un dropbox di tutto il progetto del castello, dove aggiorno. Non so se lo usate…

0:12:27 Vi da la password, voi entrate… perché se non usiamo questo metodo, poi, le informazioni non passano.

0:12:34 Questo è la nuova cucina. Ci sarà la zona acqua e la zona cooking. Li ci sarà un Family Table, quindi diventa un ambiente comune della famiglia.

0:12:53 Bellissime queste travi.

0:12:54 Questo era della botte, gliel’ho fatta mettere qui perché è marcita l’altra. E sotto c’è il pozzo.

0:13:01 Quindi questa è la zona benessere.

0:13:03 Si.

0:13:05 Ecco, qua è capire il riscaldamento di questa scala magica.

0:13:09 Questo pavimento non viene toccato, cioè non possiamo toccarlo. Possiamo alzarlo.

0:13:20 Questa è la sala da bagno. Qua c’è la vasca.

A. Lo Monaco

0:13:26 Mi ricordo che la prima volta che sono entrato in questi locali, è stata proprio come l’esperienza di entrare in una capsula del tempo. È stato come entrare in un luogo dove il tempo si era fermato. C’erano un paio di stanze, dove la prima era una libreria di un farmaceutico, un alchimista, un chimico. E la stanza successiva era un suo laboratorio, con ancora tutte le ampolle, con dentro tutti i vari chimici, le varie sostanze che utilizzava per i vari esperimenti che poi utilizzava per creare medicine. Li nessuno era mai entrato. O meglio, erano entrati, ma non avevano mai toccato nulla. E un po’ così erano tutte le varie stanze. Però ormai, in futuro, la casa quando sarà pronta non sarà più quello, quindi anche quello per me sarà un ricordo e invece la vivrò come casa nostra, con le nostre camere, dove inizierà la nostra storia. Per il resto, siamo abbastanza dell’idea che sia giusto preservarlo, è giusto mantenerlo, ed è un onere che ci siamo presi, ma con piacere.

R. Bergossi

0:15:48 La famiglia di Guidini è una famiglia di ‘addetti ai lavori’, non è che lui è diventato per caso architetto. Il padre è decoratore d’interni e lavora a Venezia. Ed anche risalendo di generazione, la famiglia Guidini la troviamo sempre nell’ambito dell’edilizia o di decorazione degli interni. Poi il padre è morto quando lui aveva solo otto anni. È tornato qui in Ticino, dove poi è rimasto, ed ha frequentato già da ragazzino la scuola del disegno.

A. Windholz

0:16:23 Qui aveva già dodici o tredici anni. Si vede già una mano proprio educata.

0:16:34 Questo non è datato, ma siamo sempre li.

0:16:41 Questo è il ritratto di Ramelli, che è il precedente proprietario della casa a Barbengo. Si ripetono un po’ disegni di personaggi legati alle guerre di Indipendenza. Nel ’70, a diciassette anni, si diploma da agrimensore e va a Firenze, dove lavora come geometra. Poi va a Roma, trova lavoro li, e collabora alla stesura del piano regolatore dell’Arco Romano, quindi dalla città va verso la campagna. A Roma nasce una passione per l’eredità monumentale, e quindi anche per l’archeologia.

R. Bergossi

0:17:32 Abbiamo notizia di diversi viaggi di Augusto Guidini: in Egitto, in Grecia ed in Palestina. Addirittura, in Egitto fino ad Assuan.

A. Windholz

0:17:51 Potrebbe essere che, il primo nucleo della sua raccolta fotografica lo abbia cominciato a raccogliere durante questi viaggi.

0:18:07 Questa è tutta la collezione dei taccuini. Aveva un’abilissima mano da disegnatore. I taccuini mostrano questi ritratti di persone che incontrava nei suoi viaggi. Era anche un bravo acquerellista. Lui sopravviveva vendendo i disegni.

0:18:37La febbre di Roma’. È molto malato.

0:18:45 Qui c’è la febbre, c’è San Pietro, Roma… Poi un treno con… mah, forse sono sacchi di soldi. Si torna in patria, dove vede il sole.

0:18:59 Qui di nuovo malato. Forse si cura a casa, non si sa.

Questi sono i Guelfi e i Ghibellini. Sotto comunque c’è un sacchetto pieno di soldi.

S. Corò

0:19:40 La percezione che abbiamo avuto quando siamo intervenuti per fare i primi sopralluoghi, è stato quello di dire ‘non si può toccare nulla’. Non si può toccare nulla, perché è tutto così fermo e costruito su sé stesso, che sembrava quasi non poter avere margine di movimento senza arrecare disturbo a quella che era la storia della casa stessa. Dopodiché, quando si è cominciato a ragionare sugli spazi, sull’organizzazione di una nuova famiglia che prendeva possesso di questi ambienti, immediatamente la vita, vince.

Citazione di Augusto Guidini

0:20:24 “L’architettura, al pari della civiltà, volta le sue pagine e l’indole cambiantesi dai tempi, la trova sempre pronta a scrivere sotto la sua dettatura. I monumenti sono le pietre miliari degli eventi, in questa marcia eterna fra due grandi estremi, dall’ombra alla luce. L’architettura a venire sarà sempre caratteristica completa all’umano pensiero, innovatore e dominante.”

A. Windholz

0:20:57 Si vede nei suoi scritti che fare l’architettura, per lui, è comunque un compito per migliorare la civiltà. Siamo nel momento della formazione delle nazioni che devono, contro i vecchi regni, le vecchie monarchie, stabilire la loro unità territoriale. Quindi cos’è una nazione.

R. Bergossi

0:21:33 Nel gennaio del 1878 muore Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Guidini ha l’idea di prevenire i tempi, producendo un oggetto che vuole presentare direttamente ad Umberto I, nuovo re. Il figlio di Vittorio Emanuele II. Lo confeziona in questa lussuosissima foggia. Un album, rivestito di tela blu, il colore dei Savoia, e decorato con tutte queste borchie e con incastonate delle pietre dure. Questo progetto contempla un sepolcro per la famiglia reale. Quindi, non sembra molto di buon augurio per il nuovo re ricevere una cosa del genere. Quello che fa impressione è che Guidini ha avuto l’ardire di produrre un progetto ed inviarlo al re, come se fosse una cosa da tutti i giorni. Tuttavia, non sappiamo se questo progetto sia effettivamente giunto nelle mani del re, perché, dopo qualche mese, viene lanciato un concorso internazionale per il monumento a Vittorio Emanuele a Roma e quindi, questa operazione di Guidini risulta superata.

A. Windholz

0:22:50 Viene bandito un concorso internazionale per fare il monumento, e i contributi, tra qui anche quello di Guidini, che faceva un progetto insieme ad uno scenografo e ad uno scultore. Vuole creare un secondo Pantheon ed un grande colonnato che è il primo monumento che incontrava chi arrivava a Roma. Alla fine, vince un architetto francese. Guidini, sicuramente, sperava di interpretare molto bene quello che era richiesto. Forse, invece, lo interpretò troppo bene.

O. Selvafolta (al cimitero monumentale di Milano)

0:23:42 Costruire, a quell’epoca, un monumento onorario, non era soltanto un atto retorico. Era anche qualcosa che ideologicamente era molto profondo. Giuseppe Garibaldi è un eroe che ha sempre suscitato l’ammirazione popolare e che Guidini stesso aveva molto ammirato. Molto importante era la scelta della collocazione.

Questo era un polo centrale nuovo di Milano, che si va costruendo. Garibaldi è, in fondo, un eroe moderno. Per alcuni il basamento così alto, alla fine sminuisce un po’ la figura di Garibaldi, che ci sembra un po’ piccola, appollaiata lassù. Senz’altro, Guidini è stato protagonista in questa decisione. Il crescere del basamento, non ce lo nascondiamo, significa il crescere della parte architettonica, e quindi del suo intervento. L’importanza che Guidini assegna a questo progetto è tale che egli pone in modo piuttosto orgoglioso la sua firma, molto ben leggibile, sul basamento. Augusto Guidini, Architetto.

0:25:05 Guidini arriva dal Canton Ticino, con una formazione che non è proprio la formazione dell’architetto, diciamo, più alta. Non ha un curriculum né academico, né politecnico. Cosa può averlo introdotto? Sicuramente le sue capacità personali. Poi probabilmente un carattere aperto che gli apriva molte porte e anche molte simpatie, credo. Inoltre, questo suo avvicinarsi ai circoli progressisti… è quasi indissolubilmente legata ai circoli della massoneria. Del resto, l’architetto tradizionalmente sta col massone. Il massone è il muratore, la costruzione. Però, li dentro c’erano menti molto aperte, progressiste, ma anche, probabilmente, con una rete di aiuti un po’ reciproci.

A. Windholz

0:25:57 Ecco, questo è il suo famoso autoritratto. Questo è degli inizi degli anni ’80, quando aveva trent’anni circa. Di sua moglie sappiamo che era milanese. Visto che lavorava principalmente a Milano, i bambini sono cresciuti a Milano. Poi, certo, venivano anche in Ticino. Avevano sicuramente vissuto in tutte le due case: Milano e Barbengo. Un figlio poi è diventato anche architetto ed ha anche costruito in Ticino. Come dice sempre il nipote, era uno molto attaccato alla vita famigliare.

Citazione di Augusto Guidini

0:26:47 “Olivette di Vitello: piatto buono, piatto bello! Con ripieno di giambone.

Son di latte e di pignoli e altre droghe, pure buone, infarcite con caccioli.

Poi lo spruzzo nobiliare, con un bianco o un Marsala, lo ricevono al portare.

Oh, che piatto, di gran gala! A goderlo ognuno aspira, è il gran piatto di Cesira.”

C. Lumia (camminando nel cantiere)

0:27:54 Questa era la sala da pranzo. Arnaldo mi raccontava che qui si facevano i pranzi ufficiali della famiglia. Quando ho cominciato a studiare Guidini, ho scoperto che esisteva un archivio privato. Allora avevo già scritto una bozza per il primo dei saggi che ho pubblicato su Guidini. L’ho mandata ad Arnaldo Guidini perché la leggesse, chiedendogli un incontro e la possibilità di vederlo, eventualmente. Lui mi ha risposto immediatamente, meno di ventiquattr’ore dopo che avevo spedito la lettera, e da quel momento sono venuta molto spesso. Lui mi ha messo a disposizione tutto l’archivio, tutti i libri… Ha fatto tutto quello che era in suo potere per aiutarmi in questa ricerca, cosa che io ho fatto con grande passione.

Estratto dal documentario RSI

Non ho conosciuto mio nonno, che è morto quattro anni prima che io nascessi. Però, la sua figura, che in famiglia era un poco mitica e forse anche un poco mitizzata, è sempre stata presente nella mia vita, sin dall’infanzia, specialmente in questa casa dove tutto parlava di lui. Ma soprattutto impressionante era il ritratto. Ritratto che non sarà un capolavoro di pittura, però ha colto bene l’espressione della persona, soprattutto lo sguardo della persona, che è uno sguardo intenso e penetrante. Questo mi ha sempre fatto impressione sin dall’infanzia.

C. Lumia

0:30:12 Ci mettevamo qui con Arnaldo, prendevamo il tè e parlavamo di suo nonno. Lui mi faceva trovare il camino acceso, mi apriva la stanza apposta. Io gli portavo i pasticcini di Varnin. Lui amava moltissimo questa casa. La viveva come poteva, chiaramente. Una casa difficile, non riscaldata. Fatta per essere gestita da abbondante servitù.

0:31:08 La statua rappresenta Francesco Carloni, fratello della madre di Guidini. È morto giovane, trentaseienne, durante i combattimenti per l’indipendenza italiana. Vincenzo Vela gli ha dedicato una statua che Guidini nel 1891 porta qui.

Citazione di Augusto Guidini

0:31:31 “Per me, Vincenzo Vela, sotto il triplice ed unitario aspetto dell’artista, del patriota, dell’amico, resterà inalterabile nella mia mente e nel mio cuore. Ho tentato di descriverlo, per culto personale ed ammaestramento della gioventù in queste pagine modeste.”

A. Windholz

0:31:51 Guidini racconta, nel suo libro su Vela che lui, un giorno, è andato a trovare il maestro. Da li è nato un sodalizio di idee sull’arte e di valori civili che è durato tutta la vita.

O. Selvafolta (al Cimitero Monumentale di Milano)

0:32:52 Siamo al cimitero monumentale di Milano. È un luogo straordinariamente importante per la città, aperto nel 1867, quindi nel pieno dell’unità d’Italia. In questo cimitero lavorano i più importanti architetti del periodo e lavorano anche i più importanti artisti. Le edicole assumono stili più svariati. Praticamente un museo di storia dell’architettura. L’arte funeraria, all’epoca, non era un impegno di serie B. Spesso, attraverso l’arte funeraria, si acquisisce fiducia prestigio nella famiglia, tale da poi aprire altre strade per lo stesso cliente, per lo stesso committente. Anche Guidini è attivo in questo settore. Il progetto delle edicole non è facile, perché deve interpretare le volontà della famiglia, quello che non si sa bene. Un gusto che diventa a volte quasi un’aspirazione, quindi li l’architetto si fa anche psicologo. Inoltre, l’edicola diventa un supporto importante per i mestieri dell’arte. Prima di tutto per la scultura, quindi edicola e scultura spesso dialogano.

0:34:26 Questa è l’edicola Treves, un’edicola che appartiene ad una famiglia notissima di editori. Dal punto di vista architettonico, è un’edicola che arieggia al Liberty, nelle forme abbastanza fluenti, nella parte vegetale e nel salire, perché ha questa forma piramidale, lungo i fiori di Giaggiolo, che sono tipici dell’architettura liberty.

A. Porro (al Tempio Creamatorio del Cimitero Monumentale)

0:34:58 Oggi, a Milano, la scelta della cremazione supera l’80% del trattamento relativo a tutti i decessi cittadini. La cremazione all’epoca era una scelta molto importante, una scelta di campo, una scelta di peso.

Citazione di Augusto Guidini

0:35:22 “Un grido di indignazione di condanna, alla putredine della tomba. Un’ispirazione a un culto più sereno dei morti. Alle tenebre, alla putrefazione, ai vermi, ai miasmi, all’infezioni dell’aria, all’inquinamento dell’acqua, si antepongono le spire delle fiamme luminose e purificatrici. Le ceneri bianche e purissime.”

A. Porro (al Tempio Creamatorio del Cimitero Monumentale)

0:35:44 Guidini è una delle figure più importanti di riferimento del cremazionismo non solo milanese, lombardo, ma anche ticinese, perché egli è il riferimento della società di cremazione per tutti i problemi architettonici. È lui l’architetto che propone tutti questi ingrandimenti al tempio. Ma è anche impegnato nella libera muratoria milanese e noi non ci dobbiamo stupire se molti dei cremazionisti avessero idee politiche di opposizione, nella situazione del regno d’Italia di quell’epoca, quindi noi non ci stupiamo se, all’epoca, la scelta cremazionista fosse considerata una scelta di rottura.

0:36:35 Questa è la sala degli apparecchi crematori. Attraverso questi binari venivano poi aperte queste porte e la salma veniva fatta entrare nell’apparecchio, veniva richiuso e si dava atto alla cremazione. La salma veniva inserita in questa camera, si provocava la combustione e i fumi venivano poi dispersi nell’atmosfera. Uno dei grossi ostacoli era quello che collegava la cremazione allo smaltimento industriale. Il panorama di una città industriale, come poteva essere quello di Milano, era pieno di ciminiere. Era necessario distinguere, che con la cremazione non si smaltisse industrialmente un corpo. Non era un forno con una ciminiera. Le soluzioni potevano essere quelle di un adeguato inserimento in un contesto architettonico, nel quale Guidini propose modelli molto interessanti.

S. Corò (in cantiere)

0:38:25 Il problema era di dove far passare tutte le reti tecniche, cioè il riscaldamento, alimentazione elettriche… quindi cercare di capire dove poter passare con un grande limite, che è quello di non poter toccare né la parte verticale muraria, per lo meno tutta la parte nobile, e non poter toccare i soffitti. Per cui, la situazione più ovvia e più logica, che a tutti è venuta in mente, è quella di correre nel pavimento.

A. Windholz

0:39:16 Augusto Guidini fa parte dell’ultima generazione di architetti ticinesi che deve andare a cercare il proprio sbocco professionale e la propria fortuna all’estero. A differenza, però, dei suoi predecessori, riesce anche ad avere degli incarichi importanti in Ticino. Sia per i concorsi ai quali lui partecipa, ma anche per proposte che come suo uso riesce a mettere a disposizione dell’ente pubblico.

R. Bergossi

0:40:38 Questo è il primo progetto per la nuova sede del liceo cantonale di Lugano.

Guidini inizia ad occuparsene nel 1899 e prevede un edificio a corte centrale, sormontato da una cupola che è destinato ad ospitare la biblioteca cantonale. È una sorta di tempio laico della cultura. Questo progetto viene subito accolto con interesse, però si rivela troppo oneroso per le finanze del cantone. Quindi, il cantone, ad un certo punto, decide di lanciare un concorso. Guidini vi partecipa e vince, assieme ad un suo collega, architetto Otto Maraini. Modifica, sostanzialmente, il progetto e lo rende molto più moderno: mentre il primo, a corte centrale, era espressione ancora di un edificio antico, il progetto nuovo, che poi viene realizzato, si confronta con le nuove esperienze nel campo dell’edilizia scolastica. Quindi non c’è più questo disimpegno con dei portici, delle logge aperte, ma c’è il corridoio vetrato, come quello che prenderà piede nel corso del ‘900.

Citazione di Augusto Guidini

0:41:56 “La scuola è il tempio di ogni intellettuale operosità. La scuola è il tempio dell’insegnamento e quindi occorre un edificio adatto a salire i livelli dei nuovi orizzonti della moderna cultura. L’insegnamento è sorgente di benessere, materiale morale per la società civile. Benemerito è quindi il governo che fonda su questa santa base, il benessere di un popolo.”

C. Lumia (al Palazzo degli Studi di Lugano)

0:42:23 Guidini assegna all’istruzione un grandissimo valore civile. Attraverso l’istruzione pubblica si stabiliscono le basi per la crescita culturale e civile di un paese. La domanda che si fanno gli architetti è ‘come rappresentare il valore simbolico di questo edificio’, che a sua volta è espressione dello stato. La scelta fatta è quella del classicismo, sostanzialmente. Guidini utilizza questo linguaggio come un artista, un architetto… utilizza i pennelli, i colori.

0:43:04 Una parte delle decorazioni interne sono dovute a Otto Maraini, ma non le ferrate, perché hanno una connotazione liberty, che è proprio di Guidini. Una lavorazione raffinatissima, sono splendide.

0:43:26 L’insegnamento, all’interno di questi spazi, viene concepito in modo diverso. Ci vuole aria, ci vuole luce, ci vogliono aule di disegno, la biblioteca, l’atrio, gli spazi comuni, per i professori… È un luogo in qualche modo sacro, perché in esso si formano le menti dei cittadini del domani.

S. Corò dialoga con alcuni suoi collaboratori

0:43:56 Però sono due C agganciate, giusto?

0:43:58 Si.

0:43:59 Per cui, io qua lo saldo. Mettiamo qua. E idem qua.

S. Corò e A. Lo Monaco dialogano con alcuni collaboratori

0:44:17 Come mai sono spente le luci sulle scale? Dai un’occhiata.

0:44:27 Alessandro diceva che l’aveva già vista…

0:44:29 Si non è di oggi, sicuro.

0:44:36 Anche se però vedi che l’intonaco non ha nessun senso di cedimento, di debolezza.

0:44:45 Ma quella parte li è stata tolta…

0:44:48 Quando ho preso la casa era già così

R. Bergossi

0:45:06 Guidini urbanista lo troviamo, in primo luogo, a Lugano quando partecipa al concorso per la città nuova, che vuol dire l’apertura di nuove strade per permettere il collegamento con la nuova periferia che si sta urbanizzando. Viene aperto un concorso di architettura. Guidini vi partecipa con un progetto che prevede l’apertura di grandi arterie radiali che convergono su piazze di snodo e che avrebbe consentito una mobilità molto maggiore un più fluido collegamento con le nuove periferie. Questo progetto viene accusato di essere troppo poco conservativo nei confronti dell’edilizia esistente. Però, guardandolo bene, si nota quanto fosse stato lungimirante. Ad esempio, sono stati adottati dei progetti che all’inizio sembravano meno invasivi, ma che poi non hanno impedito la sostituzione pezzo per pezzo del tessuto edificato della Lugano storica.

A. Windholz

0:46:16 Poi succede il terremoto a Messina, nel 1908. Lui va subito a Messina e progetta un nuovo piano per la città semi-distrutta. Anche li non realizzato, ma questo è il progetto che ha portato alla riscoperta di Guidini negli anni ’80, perché veniva spesso citato come l’unico progetto che riproponeva la ricostruzione di tutto il fronte antico di Messina, che era l’immagine della città. Li si vede che lui aveva capito qualcosa della psicologia delle persone, che dopo un disastro così poteva non solo aver bisogno di case nuove, ma di riavere la loro città.

C. Lumia (a Morcote)

0:47:25 Guidini ha immaginato un grande ponte che avrebbe superato il lago poco più in la e avrebbe raggiunto la riva opposta a Selvapiana e da li, naturalmente, collegarsi alle altre linee che avrebbero portato a Milano, a Genova. Lui immagina una struttura che si fonda su due grandi piloni appoggiati ai due lati della riva. Poi la sezione centrale, costituita da tre grandi arcate, tutte in ferro, con la luce di cento metri ciascuna, in modo da consentire il deflusso delle acque e il passaggio dei traghetti. Lui immagina già il doppio binario sul ponte, affiancato sullo stesso tracciato la strada carrabile per le automobili e, a destra e a sinistra passerelle con passaggi pedonali e piste ciclabili. È fantastico, doveva essere anche bello, io me lo immagino bello.

A. Windholz

0:48:36 C’erano alcuni di questi grandi concorsi che lui non aveva vinto, altri li aveva vinti, ma gli mancava il vero esordio da architetto, forse. Tenta varie cose: aveva il progetto di fondare una banca italiana a Lugano, fa anche un intervento sulla riforma dell’agricoltura in Ticino. Queste sono le pubblicazioni dei suoi interventi al parlamento ticinese per migliorare l’architettura delle stalle delle vacche.

0:49:22 Una delle sue documentazioni intorno ai restauri di varie chiese che ha intrapreso in Ticino. Lui anche pioniere. Uno dei primi che poi usa la fotografia per la documentazione.

Citazione di Augusto Guidini

0:49:42 “Contro l’incuria, l’ignoranza o la barbaria che minacciano le testimonianze del passato, ne invochiamo la conservazione, guidati da sentimenti di storie d’arte, dal culto dei monumenti nostri, dalla dignità del nostro paese, memore e civile. La storia esalta, non si può cancellare in nessun modo.”

A. Windholz

0:50:33 La cultura del restauro attecchisce in Ticino più tardi che in altri paesi molto vicini, con cui la Svizzera è vicina. È il momento della rivoluzione industriale, il momento del turismo, il momento del progresso. C’è povertà, c’è una fortissima immigrazione, quindi ci sono problemi più pressanti. Quando si scava per la ferrovia del Gottardo, vengono fuori in Ticino una quantità enorme di reperti archeologici, tombe, necropoli, e così via, che fanno una fine, poveretti, veramente poco nobile. Vengono venduti, sono proprietà privata di chi li trova.

Citazione di Augusto Guidini

0:51:19 “Anche un semplice frammento di antica opera deve essere oggetto di tutela e conservazione. L’esame del monumento va fatto scrutandone i caratteri, studiandone l’insieme, leggendo i particolari, poiché un monumento è un libro per eccellenza.”

A. Windholz

0:51:39 La discussione non è ancora arrivata qui. Come si restaura la chiesa, si chiamano pittori che dipingono i vecchi affreschi, dei muratori che la rimettono a posto. Lui dice ‘no, così non si può andare avanti’. Chiama dei massimi esperti, chiama degli archeologi, che fanno scavi intorno alla chiesa e cercano proprio di ricostruire l’inizio dell’edificio. Visto che manca un regolamento su come procedere in questi casi, è uno dei promotori per la prima legge per la tutela dei beni culturali in Ticino.

Citazione di Augusto Guidini

0:52:25 “I secoli di incuria sono fortunatamente passati. Due provvide leggi proposte da chi ha l’onore di intrattenerli, sovraintendono e disciplinano le ricerche archeologiche, e provvedono alla tutela delle sorti del patrimonio artistico del nostro paese.”

C. Lumia (all’interno della Cattedrale di San Lorenzo a Lugano)

0:52:50 Certamente, questa è la sua opera più importante dal punto di vista del restauro. Questa è quella più discussa. È l’edificio più importante che lui abbia restaurato. Se noi ci mettiamo in prospettiva da una parte qualsiasi di questa chiesa, vediamo il ‘300, vediamo la lingua di Guidini e di Rusca, insieme al Barocco, insieme al Roccocò dietro e ciò rende questo edificio straordinario oggi.

0:53:34 Le idee dominanti sul restauro in quel momento erano quelle di ordinare l’edificio. Di restituirgli unità di stile, preferibilmente medioevale. Il Barocco e il Roccocò sono considerati periodi di decadenza. Il modo normale in cui vengono trattati è alla stregua di un’imbiancatura a calce schizzata, senza alcuna attenzione, su un dipinto di Michelangelo.

0:54:11 Qui vediamo due cose molto importanti: una in cui lui è modernissimo. La giusta posizione di stratificazione di epoche diverse. Sotto, Guidini che risolve la questione dei pilastri: scrosta i pilastri, e scopre una serie di lacerti, di pezzi di dipinti che appartengono a vari periodi: ‘300, ‘400… Li conserva così come li trova, senza integrarli. Li ci sono le martellinature. Lui le colma semplicemente, senza ridipingere nulla. D’altra parte, si ritrova questi lacerti in mezzo a un vuoto, a una serie di vuoti. Lo risolve, creando un intonaco sul quale fa delle velature con le quali suggerisce la presenza di figure, come se fossero state coperte da uno scialbo. Ti suggerisce l’idea che ci sia stato qualcosa, guardandoli un po’ da lontano. Ogni tanto pensi ‘questo è un monaco, una madonna con bambino’… Colpiscono l’immaginazione, la stimolano anche. Una volta che si capisce che cos’è e qual è lo spirito con cui lui lo ha fatto, trovo che sia una bella soluzione che per fortuna è stata conservata. Gli enti istituzionali ticinesi non apprezzano assolutamente. Gli articoli sui giornali sono terrificanti. C’è una polemica molto aspra. Si gioca la carriera, se la gioca proprio. Gli costerà carissimo questo intervento. Non è un caso che probabilmente dopo questo, lui vada in Uruguay, sostanzialmente.

I responsabili del restauro dei pavimenti dialogano mentre lavorano

0:56:22 Pietro, in cantina c’era quella spazzola di ferro dove c’era la nostra prolunga.

0:56:38 Facciamo questo pezzo qui.

0:57:06 Come si può dire, non sempre le cose vanno come le prevedi. Il cantiere poi ha le sue esigenze. A volte ci sono priorità che nascono in fase d’opera, perché si scopre qualcosa che dev’essere rivisto, allora bisogna fermarsi, lasciare che qualcuno finisca quello che ha cominciato prima di andare avanti. Riuscire ad arrivare a trovare la soluzione giusta per tirare fuori quello che c’era veramente, è un bello sforzo. Già si comincia a veder qualcosa. Quindi non si può prendere la macchina e levigarlo completamente, perché diventerebbe piatto. Tutte le sue irregolarità, i suoi difetti, sono parte della storia di questo pavimento.

Citazione di Augusto Guidini

0:58:36 “Doloroso fu il distacco dalla famiglia e dalla mia buona Cesira, che lascio in cattive condizioni di salute. Debole di corpo. Baciando mio figlio, mi sentii strappare il cuore. Ben venga l’avvenire, anche con tutto il disagio mio, anche con tutti i sacrifici. E questo, di varcare l’oceano alla mia età, di invocare la sorte, la fortuna in un lontano paese, mentre forse avrei bisogno e diritto al riposo, è un vero e grande sacrificio.”

C. Lumia e A. Guidini dialogano sfogliano i diari di viaggio di A. Guidini

0:59:06 Guarda Chiara, questi sono i diari del mio bisnonno del suo viaggio in Sud America, vedi?

0:59:14Da Milano a Montevideo: note e appunti di viaggio.’

0:59:17 È molto completo.

0:59:18 Gibilterra, guarda che bello…

0:59:20 C’erano anche i disegni della costa. Qui era arrivato allo stretto e disegnava la costa. Qui era sull’Africa. Punta delle Scimmie.

0:59:35 Ho l’impressione che, potrebbe essere, che qui stiamo girando intorno a questo promontorio per entrare nel porto, guarda qui.

Citazione di Augusto Guidini

0:59:58 “Siamo in vista dell’America. Alle ore tre, ci apparve nel lontano orizzonte la terra del continente. Salutammo entusiasti il nuovo emisfero, l’America Latina, il nuovo mondo. Indescrivibile l’impressione provata la prima apparizione per me della terra da me tanto desiderata”

A. Windholz

1:00:20 Io penso che il fascino del Sud America nascesse soprattutto da un’esigenza di trovare fortuna, di cercare delle nuove opportunità.

R. Bergossi

1:00:39 Che cosa effettivamente porti Guidini in Sud America rimane uno dei tanti misteri che circondano questa strana personalità. Porta con sé un progetto per la ricostruzione del centro di Montevideo con una galleria che ripete, pedissequamente, la galleria Vittorio Emanuele di Milano. Fatto sta che questo primo arrivo di Guidini a Montevideo porrà le basi perché lui riceva diversi altri incarichi in città, l’ultimo dei quali sarà proprio quello del piano regolatore, che è l’unico che sembra arrivare alla realizzazione, ma di fatto, nessuno di questi progetti arriverà poi alla fase esecutiva.

A. Windholz

1:01:30 In questo libro, “Pro America Latina”, vi scrive anche la povera gente che emigra, che muore durante questo viaggio. Anche questo, forse, l’ha turbato e cerca anche li una risoluzione. Vede che l’America Latina è un continente giovane, dove tante persone immigrano perché non hanno più speranze in Europa. Progetta una linea ferroviaria fino ad Acar, che passa per Gibraltar. Poi le navi veloci che fanno solo il tratto più vicino tra i continenti, e poi continua la ferrovia.

Citazione di Augusto Guidini

1:02:14 “La linea per Gibilterra sarebbe la più corta, il risparmio del tempo sarebbe la metà, ed i pericoli del mare sarebbero diminuiti di un terzo, oltre al beneficio di dare vita industriale e commerciale alle coste dell’Africa e dell’America. Resta solo da stabilire il calcolo finanziario ed economico, per il quale mi mancano i dati.”

R. Bergossi

1:02:36 Guidini è comunque molto attento alle novità, per cui prevede anche la possibilità del trasporto aereo, che sia dirigibile o velivolo. Lui era proprio convinto delle sue idee. Aveva anche questa caratteristica di convincere. Poi, effettivamente, è difficile che le cose siano arrivate a realizzazione pratica, questi progetti così grandiosi. Quando ritorna dal Sud America, nel 1913, Guidini non ha più una vera attività, quindi gli ultimi anni non lavora, anche perché subito dopo c’è lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e questo in tutta Europa, ma anche in Svizzera, provoca il fermo dell’attività edilizia. Quando la Bell’époque finisce, con la guerra, finisce proprio quella civiltà che aveva portato loro ad essere così operosi.

A. Lo Monaco commenta i lavori sul cantiere

1:04:04 L’impianto elettrico ormai è terminato. L’impianto idraulico, anche questo ormai è abbastanza a posto. Stiamo aspettando il contatore dell’acqua. La settimana prossima monteranno la cucina, quindi potremo avere l’omologazione del gas. I muri sono stati tutti trattati, ripristinati dove c’erano gli affreschi, riverniciati. Abbiamo avuto dei ritardi, però non dovuti a problematiche irrisolvibili o altri inconvenienti che in una ristrutturazione del genere, uno si può anche aspettare.

S. Branca (durante i festeggiamenti per l’inaugurazione della casa)

1:06:03 Facciamo un brindisi, Alessandro. Vogliamo un discorsetto da parte tua. Dai veloce.

Alessandro: senza di voi tutto questo non sarebbe mai successo.

-Grazie 1:06:20

1:06:37 Compattatevi. Adesso un cheese. 1:06:40

A. Guidini

1:07:10 “Oh tu, gran Kiss, sul tano di Barbengo e Milano, di cui il tuo chiaro nome suona alto e lontano” Questo qua è un quaderno che raccoglie alcune sue poesie e sonetti, dedicati soprattutto ai suoi cani. Questa è una fotografia che ritrae Cesira e Augusto, il mio bisnonno, in età avanzata. Sono gli ultimi anni di vita e la malattia, e la vecchiaia soprattutto, stava vincendo. Però lui, sempre con l’ironia che era proprio la sua caratteristica, si faceva beffe dei suoi malanni, dei suoi acciacchi, scrivendo ‘Battaglie e Confessioni’, dove si burlava un po’ del suo destino. “Sancta Siringa. Vita Mea Est.”

Citazione di Augusto Guidini

1:08:26 “L’architettura è la grande scrittura simbolica dell’umanità. Compresa da tutti, perché universale. Compresa in ogni epoca perché eterna. Il genere umano non ha mai scritto nulla di importante, se non lo ha scritto nella pietra.”