Il territorio di confine è tema di ricerca di alcuni convegni in Ticino e del recente docu-film di Olmo Cerri «Augusto Guidini – il castello della memoria» (2022), occasione per riflettere sull’architettura della regione dei laghi tra Svizzera e Italia.

www.espazium.ch – 31-03-2022
Katia Accossato, architetta titolare di ACTarchitettura

Intrecci di confine

Di cittadinanza svizzera e italiana, Augusto Guidini (Barbengo 1853 – Milano 1928) ha lavorato principalmente nella terra dei laghi, senza trascurare alcune importanti esperienze nelle grandi città italiane come Roma, Firenze e Milano. Di notevole importanza i soggiorni professionali in Uruguay, tra il 1909 e il 1914. Sul confine italo-svizzero propone nel 1882 un Grand Hotel affacciato sul lago Maggiore a Brissago; lo stesso progetto viene poi riproposto a poco più di una ventina di chilometri in linea d’aria verso sud-ovest per il Sacro Monte di Varese, nel 1898. Stessa regione geografica ma separata dal confine politico, rafforzato dal nuovo Regno d’Italia.

Varese, a inizio secolo, diventa la città di villeggiatura lombarda per eccellenza: nel 1907 nasce la Società Anonima dei Grandi Alberghi Varesini. Guidini conosce e collabora a Varese con Giulio Macchi, fondatore nel 1913 della Società Anonima Nieuport–Macchi, nucleo della gloriosa azienda aeronautica Aermacchi. Grazie a questa frequentazione avviene probabilmente l’incontro con l’architetto Giuseppe Sommaruga, impegnato con Macchi nell’impresa della costruzione del Palace Hotel sul colle Campigli di Varese, testimonianza della stagione Liberty in città. Da questa collaborazione nasce la partecipazione nel 1911 dei due architetti al Concorso Internazionale per il palazzo del Governo dell’Uruguay a Montevideo. Anche in questo caso il progetto non vede la realizzazione.

A Varese, oltre ad occuparsi del cimitero monumentale di Giubiano e di alcuni edifici nel limitrofo comune di Malnate, propone con l’ing. Macchi la costruzione di un grande albergo all’altezza della prima cappella della via sacra che conduce al Sacro Monte e doveva sorgere nell’area di arrivo della stazione del tram proveniente dalla città. Stazione da cui, pochi anni dopo, partiranno le funicolari che salgono verso le due località montane. Sarà poi Sommaruga a progettare le stazioni, le ville e il Grande Albergo poi costruito al Campo dei Fiori.

La cultura italiana in Svizzera

Riportiamo un’illuminante citazione di Guidini ripresa da Angela Windholz nel volume che affronta anche il tema di una scuola di disegno e architettura in Ticino: «[…] codesto istituto federale dovrebbe avere la sua sede nel Ticino, in questa nostra storica terra, che è pur un classico lembo della terra dell’Arte, gloriosa ed immortale, l’Italia: cosparsa di monumenti, costellata di centri tradizionali, i cui nomi alti e benemeriti s’impongono alla riverenza universale»1. È evidente, per Guidini, la necessità di difendere e valorizzare la cultura italiana entro i confini ticinesi e di rendere maggiormente autonoma l’istruzione superiore nel Cantone.

L’influenza internazionale nel microcosmo locale

Il movimento neorinascimentale della seconda metà dell’Ottocento ha ampia diffusione in Europa, portando allo stile Edoardiano in Inghilterra e allo stile Guglielmino in Germania (ne è un esempio il Reichstag di Berlino, costruito tra il 1884 e il 1894). A livello teorico, si deve ricordare il fondamentale libro di John Ruskin «Le sette lampade dell’architettura» (1849) e il movimento inglese Arts and Crafts, che trova in William Morris il principale protagonista. L’idea di un artista artigiano, in cui i valori sociali e spirituali hanno la stessa importanza dei principi estetici, ha una fondamentale importanza per gli architetti in questa fase storica.

Delle frequentazioni di Guidini con Sommaruga e, di conseguenza, con il movimento Liberty italiano, abbiamo già accennato; ma l’architetto ha modo di conoscere anche altre figure come quella di Luigi Broggi e, soprattutto, di Camillo Boito. Proprio il pensiero di Boito sulla ricerca di uno stile nazionale e le sue idee sul restauro hanno certo avuto un peso importante.

Una nuova cultura progettuale di confine

Per l’architettura non esistevano confini geografici e i confini fra eclettismo e linguaggio moderno erano labili, se pur a volte evidenti. Il territorio era percepito come un unicum e le forme della città erano in evoluzione. Forse è da qui che possiamo ripartire per ricostruire la perduta consapevolezza dell’omogeneità del territorio della attuale Regio Insubrica.

La parabola progettuale del Guidini si conclude all’alba di una stagione rivoluzionaria e del tutto nuova per l’architettura europea. Un anno prima della morte di Guidini era iniziata la costruzione dell’Hotel Bauhaus di Emil Fahrenkamp al Monte Verità e subito dopo il Teatro San Materno di Carl Weydemeyer ad Ascona e, a Barbengo, la villa «moderna» Sciaredo (1932), disegnata e realizzata dall’artista Georgette Klein.

Si pensi al contrasto esistente a Lugano, ai margini del Parco Ciani, fra il liceo cantonale realizzato da Guidini (1904) ancora in attesa di essere restaurato e di fronte la biblioteca costruita da Rino e Carlo Tami nel 1941, emblema del razionalismo ticinese.

Katia Accossato ha collaborato all’organizzazione dei convegni al M.a.x. Museo di Chiasso, 25 settembre 2020 (atti raccolti nel libro: Il confine italo-svizzero in epoca globale, Centro culturale Chiasso e Giampiero Casagrande Editore) e al MUSEC di Lugano, 25 giugno 2021, il cui video «Abitare la frontiera» è pubblicato sui canali youtube della SIA e del Museo delle Culture luganese: in italiano https://www.youtube.com/watch?v=FKMExr7bxYw&t=3020s e in tedesco https://www.youtube.com/watch?v=fkc37tYMMbQ&t=3102s

Note

1 da Gazzetta Ticinese del 1919 in: Angela Windholz (a cura di), Augusto Guidini di Barbengo. Architetto, giornalista, politico, Mendrisio Academy Press – Edizioni Casagrande Bellinzona 2016, p. 50